Bruxelles – “Autonomia strategica non vuol dire ulteriore protezionismo“. L’Europa secondo Antonio Costa. Il primo ministro portoghese parla al Comitato economico e sociale europeo (CESE) riunito in sessione plenaria, ma si rivolge anche agli interlocutori d’oltre oceano. Ogni riferimento agli Stati Uniti di trumpiana memoria e azione non sono casuali. Il capo del governo con la presidenza di turno del Consiglio dell’UE rilancia quindi al multilateralismo. L’autonomia strategica non si raggiungere chiudendosi al mondo, ma aprendosi ad esso, sapendo “essere presenti e protagonisti” sullo scacchiere internazionale.
C’è da rilanciare il percorso con l’America e le Americhe. Perché quando si pensa all’Europa globale e alle relazioni esterne, “non ci sono solo gli Stati Uniti”, ricorda Costa. “Dobbiamo guardare al sud America come partner strategico”. C’è un accordo commerciale con il Mercosur da portare in porto, dopo l’intesa di principio trovata nel 2019. Senza dimenticare il figliol prodigo, “lo Stato una volta membro” ora fuori dall’UE. “C’è bisogno di promuovere le nostre relazioni con il Regno Unito”.
L‘autonomia strategica passa dunque per l’attivismo, altrimenti si rischia di essere trascinati dalle iniziative degli altri e restare in balia degli eventi. Per essere forti occorre essere però robusti. Bisogna uscire dalla crisi, e farlo tutti insieme. “La ripresa dei singoli Stati membri dipendono dalla ripresa dell’UE come insieme”, scandisce il primo ministro portoghese, che esorta ciascuno a fare la propria parte. “Occorre attuare la ripresa socio-economica”, e questo vuol dire “attivare il recovery fund”, il che implica, a sua volta “adottare rapidamente l’accorso sulle risorse proprie” necessario per finanziare il meccanismo comune di rilancio. Un monito che, data la situazione in atto in Italia, sembra suonare da monito per i Parlamenti traballanti.