Bruxelles – Una nuova zona di rischio epidemiologico e misure più strette sui viaggi non essenziali all’interno dell’Unione Europea. Sono queste le novità più rilevanti che riguardano l’aggiornamento della Commissione UE alla raccomandazione del Consiglio dello scorso ottobre che coordina le misure sulla libera circolazione sul suolo comunitario. Per la Commissione è essenziale “evitare la chiusura delle frontiere o divieti di viaggio generalizzati” e “garantire che il funzionamento del Mercato unico e delle catene di approvvigionamento rimanga ininterrotto”, ha spiegato il commissario per la Giustizia, Didier Reynders. Tuttavia, per fare questo, “servono misure comuni in accordo con gli Stati membri”.
La prima proposta è quella di aggiornare il codice colore comune. Oltre ai colori esistenti (verde, arancione, rosso e grigio) dovrebbe aggiungersi la zona rosso scuro, per indicare le aree in cui il virus circola a livelli molto elevati. La nuova aggiunta alla mappa di rischio del Centro europeo per il controllo delle malattie (ECDC) “riflette l’alto livello di infezioni parzialmente legate a nuove varianti di Coronavirus”, ha sottolineato il commissario Reynders. Nella proposta della Commissione UE, “questa categoria di rischio si applica alle aree in cui il tasso di notifica di 14 giorni è superiore a 500 persone su 100 mila“.
Ci sarebbe anche l’Italia tra i Paesi membri con alcune zone che dovrebbero diventare rosso scuro, come ha anticipato il commissario. Secondo i risultati di una simulazione della nuova mappa del contagio dell’ECDC, “sono tra dieci e venti i Paesi che presentano aree ad alto rischio”: tra questi, ampie parti della penisola iberica e alcuni territori in Italia, Francia, Germania e Paesi scandinavi.
La seconda proposta riguarda misure più rigorose per “scoraggiare fortemente” i viaggi non essenziali, “fino a quando la situazione epidemiologica non sarà notevolmente migliorata”, ha aggiunto Reynders: queste misure riguardano soprattutto i viaggiatori provenienti da zone ad alto rischio (viaggi da e verso le aree rosso scuro). Inoltre gli Stati membri dovrebbero richiedere anche ai viaggiatori che presentano motivazioni essenziali di viaggio (operatori sanitari, motivi familiari o di lavoro) di sottoporsi a un test prima della partenza e alla quarantena dopo l’arrivo, “come raccomandato dal Comitato per la sicurezza sanitaria e attualmente praticato da diversi Paesi membri”. Il commissario ha anche spiegato che “visto che la capacità di test è aumentata, gli Stati dovrebbero usare di più i test pre-partenza anche nelle aree arancioni, rosse o grigie”.
Per quanto riguarda le indicazioni sui viaggi, “chi rientra nel proprio Stato di residenza dovrebbe invece poter fare il test appena arrivato“, si legge nel testo della proposta. Inoltre, le indicazioni non si applicano ai transfrontalieri (chi per motivi di lavoro o familiari attraversa spesso il confine), né ai lavoratori del settore dei trasporti. Secondo la raccomandazione della Commissione, “gli Stati membri dovrebbero anche cercare di evitare interruzioni dei viaggi essenziali”.
Oltre agli aggiornamenti proposti sui viaggi all’interno dell’UE, la Commissione ha anche adottato una proposta per aggiornare la raccomandazione del Consiglio sui viaggi nell’UE da Paesi non UE: “Chiediamo un test Covid con risultato negativo entro le 72 ore dall’arrivo”, ha spiegato la commissaria per gli Affari interni, Ylva Johansson. “Questa misura riguarderà tutti i viaggiatori, anche quelli che presentano motivazioni essenziali. A tutti gli altri sconsigliamo per ora di viaggiare in Europa”.