Bruxelles – Il 2021 della Banca centrale europea si apre come si era chiuso il 2020, all’insegna cioè delle decisioni di politica monetaria adottate a dicembre. Rispetto ad allora nulla di invariato nell’impostazione. Non c’è necessità di irrobustire la risposta anti-pandemica, ma allo stesso tempo la situazione è tale da non indurre ad allentare le politiche di stimolo. Allora avanti come previsto, con il programma di acquisto d’emergenza pandemico (PEPP) confermato a 1.850 miliardi di euro fino ad almeno la fine di marzo 2022., acquisti per 20 miliardi di euro al mese, e la possibilità di estenderlo anche oltre marzo 2022 se la situazione lo richiederà, ma sempre con l’auspicio di poter iniziare a chiudere i rubinetti prima delle scadenze stabilite.
“Nel complesso i rischi che circondano le prospettive di crescita dell’area euro restano al ribasso, anche se meno pronunciati“, spiega la presidente della BCE, Christine Lagarde, nella consueta conferenza stampa di fine seduta. “Le notizie che arrivano sulle prospettive economiche globali, assieme all’accordo tra UE e Regno Unito sulle relazioni future e l’avvio della campagne di vaccinazione sono incoraggianti”. Ma… C’è un ‘ma’. “La pandemia è ancora fonti di incertezze, per via delle varianti del virus e della velocità nelle vaccinazioni”.
Ottimismo sì, ma non troppo. Un anno carico di aspettative, ma anche di incognite. “L’incertezza rimane elevata”, sottolinea la presidenza dell’Eurotower, dove si preferisce rimanere alla finestra. Una linea attendista. Lagarde parla nel giorno in cui i leader dell’UE sono chiamati a decidere cosa fare per rispondere alla pandemia. Si teme “l’intensificazione delle misure di contenimento”, nuovi lockdown che possono incidere in negativo sugli sforzi per la ripresa.
La BCE è però a disposizione, decisa a continuare con quanto fatto finora e,in caso, anche di più. Ma è essenziale che anche i governi facciano la loro parte. Da qui l’invito agli Stati membri ad “accelerare il processo di ratifica” del meccanismo per la ripresa, a “completare prontamente” i piani nazionali di rilancio e ad “impiegare i fondi per la spesa pubblica produttiva, accompagnati da politiche strutturali a favore della produttività”. Tali politiche strutturali, precisa Lagarde, “sono particolarmente importanti per affrontare le debolezze strutturali e istituzionali di lunga data e per accelerare le transizioni verdi e digitali”. Un monito soprattutto all’Italia e al suo elevato debito pubblico lì da troppo tempo, e con un’economia stagnante che va riattivata.