Roma – Prima di tutto c’è la soddisfazione per un accordo che ha sventato l’addio traumatico. Un modo per dire che i rapporti tra Regno Unito e UE restano di fattiva collaborazione, spiega l’ambasciatrice britannica Jill Morris invitata dalle commissioni Esteri, finanze e per gli affari europei a fare il punto sulla Brexit a meno di un mese dall’accordo di Natale. Accordo “che porta stabilità e certezza” dice, perché “restiamo legati e alleati non solo per motivi storici e culturali ma anche strategici”.
Intesa “giusta e bilanciata” per chi guarda anche all’Italia con un occhio privilegiato, che “tutela cittadini e imprese dell’una e dell’altra sponda” e fornisce la base per la rimodulazione delle relazioni con l’uscita dell’UK dal mercato unico e dall’unione doganale. “Il mio Paese non ha mai avuto l’intenzione di isolarsi, lasciamo l’UE ma non l’Europa”. E il primo risultato, per il Foreign office, è “l’aver concordato la totale assenza di dazi”, ci saranno controlli doganali ma anche procedure semplificate per l’export. A proposito degli scambi commerciali l’ambasciatrice Morris ricorda le quote con l’Italia che “è il decimo partner del Regno Unito con scambi intorno a 20 miliardi di sterline anche se nell’ultimo anno a causa della pandemia un calo consistente”. E per preparare le imprese alla fase di transizione e le nuove regole, l’ambasciata di Roma e l’ufficio di Milano hanno fatto forti investimenti.
Il capitolo Erasmus è la nota dolente, con l’uscita dal programma delle università britanniche dal prossimo anno. Nella parte dell’accordo che riguarda la cittadinanza e la libera circolazione, sono previste agevolazioni per il rilascio dei visti a più lunga scadenza per dottorati di ricerca, ricercatori e studenti. Per favorire in altro modo la mobilità studentesca, il governo ha annunciato un piano di finanziamento di 100 milioni di Sterline, che permetterà scambi all’estero e visti semplificati per gli studenti europei e ovviamente italiani. E a chi chiede se le tasse aumenteranno, Morris assicura che per chi è già iscritto non cambia nulla mentre per chi arriverà ricorda che “non è il governo ma le università nella loro autonomia a definirle”.
Sul lavoro, dopo le tutele della fase di transizione, oltre il visto turistico valido per tre mesi, le nuove regole sull’immigrazione più rigide varranno solo per chi cerca un impiego a chiamata. Per tanti ragazzi italiani che andavano alla ricerca di piccoli lavori nei pub londinesi per imparare la lingua, sembra dunque finita un’epoca.
La buona notizia per l’ambasciatrice Morris è che già 400 mila italiani che lavorano nel Regno unito si sono registrati al sistema che consente di mantenere la protezione dei loro diritti così come previsto dall’accordo di recesso e tanti altri possono ancora farlo fino al prossimo giugno.
I dubbi dei parlamentari italiani riguardano le pagine bianche sulle politiche di sicurezza e di difesa, e naturalmente il posizionamento della Gran Bretagna nello scacchiere economico internazionale. L’ambasciatrice spiega che pur non essendoci elementi in quest’ambito nell’accordo, Londra “saprà dimostrare la sua presenza strategica nel quadro della collaborazione con gli alleati”. Tuttavia, ricorda che “l’UK è un ‘global actor’ ed è uscito dal libero scambio per cogliere e sfruttare nuove opportunità”. Così se qualcuno gli chiede se saranno possibili accordi bilaterali con i singoli Paesi europei, risponde che è presto: “Abbiamo appena appena cominciato con l’accordo, ci concentriamo sull’applicazione di questo e per una transizione scorrevole ma siamo pronti a considerare altri livelli per complementare il deal con UE”.
In una Brexit che riguarda tutti i 27, Gran Bretagna e Italia corrono insieme su temi cruciali come quelli del cambiamento climatico che è un punto cardine del documento firmato con l’Unione europea. “Sono insieme nelle sfide globali” ricorda Jill Morris, grazie alla combinazione delle presidenze congiunte del G20 e del G7 e la condivisione della guida di COP26, la conferenza sul clima delle Nazioni unite che si terrà il prossimo novembre.
Molte domande specifiche come quelle sulle questioni finanziarie dopo la vendita di Borsa Italiana da parte di London Stock Exchange Group. L’ambasciatrice spiega che necessitano di risposte approfondite anche dal punto di vista tecnico che saranno fornite per iscritto ai parlamentari.