Bruxelles – Adesso l’Europa inizia a temere il peggio. L’Italia, con le sue vicende politiche e la crisi di governo, provoca preoccupazione e irritazione. Già, perché che venga meno l’esecutivo Conte o che si tratti di costruire nuove maggioranze, il processo democratico si prende i suoi tempi a scapito di quelli concordati in sede europea per la democrazia.
Si teme in particolare che l’italia rallenti il processo di attivazione del meccanismo per la ripresa, che passa per la ratifica deI Parlamento dell’accordo sulle risorse proprie, indispensabili per finanziare le misure sostenute con il recovery fund. “L’Italia è uno dei principali beneficiari di questi fondi, quindi dovrebbe avere interesse nell’andare avanti”, fanno sapere fonti del Consiglio UE. Il messaggio, misto a frustrazione e timore, è che il recovery fund è stato pensato per venire incontro soprattutto al governo di Roma, che adesso rischia di diventare responsabile del ritardo della strategia comune.
Per il momento si resta alla finestra a guardare cosa succede. Il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, è atteso la prossima settimana per le prime riunioni di Ecofin ed Eurogruppo del 2021, e a Bruxelles si chiede cosa potrà dire. Certo è che la presidenza portoghese di turno del Consiglio dell’UE considera “di grande importanza una ratifica rapida” dell’accordo sulle risorse proprie, senza il quale la Commissione non può andare sul mercato a reperire soldi. “Ci attendiamo che tutti siano in posizione di procedere rapidamente”. Se la presidenza lascia trapelare certe insofferenze è perché serpeggia un certo disappunto.
Il punto è che molto, della solidarietà europea così faticosamente costruita sulla scia della crisi economica da COVID, dipende dall’Italia. Una replica futura del meccanismo per la ripresa passa in buona parte da una riuscita dello stesso. Vuol dire che l’Italia deve mostrare di sapere spendere soldi. Con progettualità, qualità, rapidità. La crisi politica rischia di minare ancora di più la fiducia su un Paese già in deficit di credibilità. Conte ha spento l’economia tricolore convinto che poi sarebbe arrivata l’Europa. L’Europa, forse a fatica, è effettivamente arrivata. Ora è però l’Italia che rischia di venire a mancare. Questo innervosisce, oltre che a preoccupare.
La crisi italiana non è prevista all’ordine del giorno dei ministri economici di UE ed eurozona. Ma è probabile che a Roberto Gualtieri arriveranno richieste di chiarimenti su una situazione che agita non solo in Italia.