Bruxelles – E adesso sui vaccini nessuno si fida più. Gli Stati membri dell’UE, uno a uno, si stanno sfilando dagli accordi politici per una quadro comune di risposta sanitaria alla pandemia di Coronavirus, e la Commissione costretta a chiedere conto ai governi esigendo la massima trasparenza e risposte circa le strategie nazionali di vaccinazione. Il corto circuito europeo è venuto alla luce con la Germania, che prima ha preteso, in nome della solidarietà, di dar vita ad un schema condiviso di acquisto e distribuzione del siero anti-COVID, per poi rompere le righe e procedere ad accordi separati.
Se anche a Germania, da sempre attenta alle regole e paladina del loro rispetto, si prende la libertà di agire in deroga alla stesse direttive suggerite dalla cancelliera tedesca, allora qualcosa non va. E diventa difficile per gli altri rimanere ordinati quando l’animale più grande lascia il recinto. Liberi tutti, allora. L’ultimo in ordine di tempo è Cipro, che sta negoziando con Israele l’acquisto di dosi aggiuntive di vaccino. Lo ha annunciato pubblicamente il presidente Nicos Anastasiades in un’intervista al giornale Politis. Il motivo? “Il ritardo nella produzione dei vaccini per accelerare le vaccinazioni”. Anche la Danimarca ha fatto sapere di essere in cerca di una fornitura riservata.
Cipro vuole fare in fretta, e teme che l’azione del team von der Leyen, che comunque ha assicurato qualcosa come due miliardi di provette, non sia tempestiva per le esigenze si un Paese comunque piccolo in popolazione se paragonato ai numeri della Germania. Anastasiades, uomo del PPE come frau Merkel, ha detto chiaramente che l’UE ha sbagliato a concentrarsi troppo sul vaccino di AstraZeneca, risultato meno efficace del previsto. Risultato: nonostante le commesse con Moderna e Pfizer-BioNTech “il numero di vaccini non è sufficiente per vaccinazioni rapide e di massa”, dice il presidente cipriota.
Alla fine è Cipro a gettare la maschera e spiegare perché di quell’accordo politico voluto per dotare l’UE di una strategia comune sui vaccini nei fatti è rimasto poco. Negoziazioni parallele a quella della Commissione UE sarebbero vietate, ma gli Stati giocano su più tavoli. Se Cipro si è appena rivolta a Israele, l’Ungheria di Viktor Orban ha già acquistato circa seimila dosi del vaccino anti-COVID russo, e ha manifestato interesse anche per la cura sviluppata in Cina.
Anche Malta guarda oltre la strategia comune. Uno dopo l’altro i Paesi, critici sui ritardi dell’esecutivo comunitario, stanno facendo da soli. A Bruxelles è difficile sapere cosa stia succedendo, riconosce il capo del servizio dei portavoce della Commissione europea, Eric Mamer. “Non siamo a conoscenza di simili negoziazioni. Come potremmo? E perché dovremmo esserne al corrente?”. Ma data la situazione la commissaria per la Salute, Stella Kyriakides, sta per inviare una lettera a tutti ministri della Salute dei Ventisette per chiedere spiegazioni ed esigere “trasparenza” sul modo in cui i governi stanno gestendo la partita dei vaccini.
C’è la possibilità che si interpreti in modo ‘flessibile’ l’accordo di principio, e cioè no negoziare in parallelo alla Commissione solo con le cause farmaceutiche con cui il team von der Leyen negozia già. In teoria, gli Stati potrebbero acquistare che non sono coperti dai negoziati a Bruxelles. In pratica, pare proprio lo stiano facendo.