Roma – Il dialogo tra la Commissione e l’Italia migliora e “ci sono buoni progressi”. Con la seconda versione del Recovery plan nazionale arriva anche l’endorsement della presidente Ursula von der Leyen e per il governo è un aiutino non da poco. La trattativa con Renzi in pieno svolgimento, potrebbe prendere la piega giusta anche per le diverse aperture su molti capitoli che in sono a vaglio delle forze politiche e che nel pomeriggio di venerdì si riuniranno con il presidente del Consiglio Giuseppe Conte e i ministri Roberto Gualtieri ed Enzo Amendola.
Con l’arrivo del nuovo testo, von der Leyen si spinge a giudicare il negoziato con Roma “molto buono”, ricordando poi che “ci sono condizioni molto chiare che devono essere rispettate per accedere ai fondi”. La nuova versione del piano nazionale presenta una dotazione di 222 miliardi di euro, lievitata grazie a una parte dei Fondi sviluppo e coesione e che faranno crescere gli investimenti a favore del sud del 50%. Una correzione che consente di ridurre fortemente i sussidi, favorendo la dotazione in direzione della crescita e della leva che l’intervento pubblico aziona a favore degli investimenti privati. Nella rimodulazione è previsto un aumento della quota per nuovi progetti portata a 142 miliardi.
Oltre al raddoppio dei fondi della sanità che sfiorano la cifra di 20 miliardi divisi tra medicina territoriale, telemedicina digitale e l’edilizia. Fra i capitoli che maggiormente beneficiano del nuovo piano ci sono le infrastrutture che da 27,8 miliardi crescono fino a 32 miliardi, potenziando alta velocità e ferrovie metropolitane. Ricalibrate anche le risorse destinate alle riforme, per le politiche attive, del lavoro (12,6 miliardi da impiegare anche per la fiscalità di favore al sud), per la giustizia (2,5 mld) e per la pubblica amministrazione che oltre al rinnovo generazionale beneficerà delle risorse per la digitalizzazione e della banda ultra larga.
Cresce anche la dotazione a favore dell’istruzione e della ricerca, (quasi 27mld) e per il turismo (8 mld) con un’attenzione ai comuni e siti turistici minori. Qualche limatura invece subiranno i fondi destinati al digitale e innovazione e a favore della rivoluzione verde e transizione ecologica, due cardini principali del Next generation EU, che però sono distribuiti trasversalmente su quasi tutti gli interventi e a conti fatti dovrebbero rientrare nei target dell’UE. I tagli riguardano soprattutto i sussidi che scendono al 21% rispetto alla dotazione complessiva e tra questi spicca il super bonus edilizio che sarà limitato al 2022 con l’eccezione degli interventi antisismici.
Nelle prossime ore si capirà se la forte contrarietà dei renziani, la cui minaccia di uscita dalla maggioranza resta in piedi, potrà rientrare in seguito alle richieste accolte dal nuovo piano. Tra queste anche la cancellazione della struttura della cyber security, vista come organismo parallelo ai servizi di sicurezza. Nessuna concessione invece sul MES che Italia Viva aveva piazzato come altra condizione ma che il raddoppio delle risorse per la sanità potrebbe far ritirare, o almeno così sperano PD, Movimento 5 Stelle e LeU che hanno già valutato positivamente la nuova versione del Recovery plan.