“L’Unione Europea, questa sconosciuta”. Se dovessimo dare un titolo al sondaggio dell’Eurobarometro sulla fiducia dei cittadini comunitari nei confronti dell’Ue e sulla loro conoscenza delle istituzioni comunitarie, il titolo non potrebbe essere che questo. Analizzare questi dati sarebbe interessante per provare a capire a cosa sia dovuta questa totale mancanza di conoscenza. Probabilmente alla carenza di un’informazione specifica sull’argomento o al fatto che quando si parla di Europa si urla soltanto “debito”, “piano di salvataggio”, “spread”, “austerity” ed altre parole amene di cui non cogliamo a fondo il significato se non nel fatto che, banalmente e semplicemente, vogliono dirci che presto ci saranno ancora meno soldi nelle nostre tasche.
Il primo ostacolo per i cittadini europei è quello di orientarsi tra le varie istituzioni. Il 73% degli intervistati conosce l’esistenza del Parlamento (verrebbe da chiedere anche se si sa che ha due sedi. La risposta sarebbe probabilmente: perché diavolo ce ne sono due?). Solo il 38% conosce la Banca centrale europea e solo il 34% la Commissione europea. Rispettivamente il 21 e il 15% conosce il Consiglio europeo e il Consiglio dell’Unione europea (il vero grande trabocchetto istituzionale dell’Ue). E infine, inutile dirlo, il fanalino di coda è rappresentato dal Comitato delle Regioni di cui solo l’1% degli intervistati conosce l’esistenza.
Se si chiede poi cosa fa ogni istituzione i dati diventano ancora più eclatanti. Solo l’8% dice di saperlo bene, il restante campione dice di saperne poco (58%) o abbastanza (31%). Su quale sia l’organo che meglio rappresenta l’Ue il 58% indica il Parlamento, ma soltanto il 27% degli intervistati sa che nel giugno 2014 ci saranno le prossime elezioni.
Anche l’immagine dell’Ue non esce molto bene. Secondo l’Eurobarometro solo il 38% degli italiani ritiene che far parte dell’Ue sia un bene, per il 37% non è né un bene né un male, per il resto la visione dell’Europa è negativa. Bisogna però dire che tra gli italiani è proprio la fiducia nelle istituzioni ad essere ai minimi storici: il 69% del campione infatti ritiene che la propria voce non conti affatto nelle istituzioni europee, percentuale che addirittura sale al 73% quando si parla di contare in quelle italiane. Per questo solo il 40% degli intervistati pensa che per farsi ascoltare sia utile andare a votare alle prossime elezioni europee.
Sono però i dati sul cosa i cittadini si aspettano dall’Europa a spiegare forse più chiaramente il perché di questa sfiducia diffusa: per il 66% degli intervistati la priorità dell’Ue dev’essere l’occupazione, seguita dall’incentivazione alla crescita al 38% e dalla lotta all’inflazione al 37%. Tutti provvedimenti che dovrebbero essere le priorità delle istituzioni nei prossimi mesi. Chissà che con uno scatto di orgoglio (e di buon governo) l’Ue non riesca finalmente a riconquistare, un po’ di una fiducia che una volta c’era, ma che la crisi ha eroso.
Alfonso Bianchi