Bruxelles – Dopo il compromesso per rendere il Registro per la trasparenza obbligatorio per tutte le lobby che gravitano intorno a Bruxelles, oggi è arrivato anche l’accordo. Parlamento, Consiglio dell’UE e Commissione europea hanno finalizzato un accordo politico definitivo per un approccio coordinato sulla trasparenza ed etica dei cosiddetti “portatori di interesse” a livello dell’UE, con l’obiettivo di costruire “una cultura comune della trasparenza tenendo conto delle rispettive specificità delle istituzioni firmatarie”, scrivono in una nota congiunta.
Il registro per la trasparenza raccoglie i dati delle organizzazioni che cercano di influenzare il processo legislativo delle istituzioni europee, quindi le lobby. Funziona come una banca dati in cui sono raccolte le informazioni sugli interessi perseguiti, su chi li persegue e con quali risorse finanziarie. Ma fino a questo momento le tre istituzioni europee seguivano regole diverse tra loro. Con l’accordo di oggi, il Registro rafforzato sarà applicato a tutte e tre le istituzioni, compreso il Consiglio (per la prima volta).
Su base volontaria potranno utilizzarlo anche le altre istituzioni e organi dell’Unione Europea. “Tutte e tre le istituzioni dell’UE rispetteranno gli stessi principi”, ha spiegato la vicepresidente Vera Jourova parlando in conferenza stampa. “I cittadini europei meritano di sapere chi stanno incontrando i decisori e chi sta cercando di influenzare la nuova legislazione e politica”.”Un grande successo dopo 4 anni di negoziati”, aggiunge Michael Roth, ministro tedesco agli Affari Europei. Con il Registro, l’UE “fissa standard in termini di trasparenza (anche per i paesi dell’UE), su chi influenza il processo legislativo”.
Tutte le attività volte a influenzare i processi decisionali o l’attuazione della politica o della legislazione a livello europeo, dovranno essere appuntate nel Registro per la trasparenza. I negoziatori hanno concordato un elenco (non completo) di tutte le attività che obbligatoriamente vanno registrate, che comprende l’organizzazione di riunioni o eventi, il contributo a consultazioni pubbliche, campagne di comunicazione e la preparazione di documenti di posizione o emendamenti. Da questo elenco rimangono fuori attività che restano possibili senza registrazione, come le riunioni spontanee, la fornitura di informazioni su richiesta delle istituzioni, la consulenza legale e le attività delle parti sociali, dei partiti politici, delle organizzazioni intergovernative o delle autorità pubbliche degli Stati membri.
Dopo l’ok definitivo di oggi, l’accordo dovrà essere adottato singolarmente dalle tre istituzioni. Per il Parlamento dovrà passare prima per la commissione per gli Affari Costituzionali e poi per il voto in plenaria. In Consiglio, sarà sottoposta all’approvazione del Comitato dei Rappresentanti Permanenti (COREPER) e successivamente adottata a livello di Consiglio. In seno alla Commissione, invece, il Collegio dovrà adottare formalmente l’accordo e conferire a Jourová il potere di firmarlo a nome della Commissione.