Bruxelles – David Sassoli aprirà da solo a Strasburgo l’ultima plenaria del Parlamento europeo del 2020 prevista per la prossima settimana (14-17 dicembre). L’ultima, ammesso che non si arrivi ad un accordo commerciale con il Regno Unito post-Brexit, che l’Eurocamera si è detta disposta ad approvare organizzando una seduta straordinaria tra Natale e Capodanno.
Sassoli aprirà la seduta da Strasburgo, ma il resto della sessione si svolgerà a Bruxelles secondo le regole attualmente introdotte a causa del Coronavirus, con votazioni a distanza e buona parte degli eurodeputati che sono intervenuti ai dibattiti in videoconferenza. Un gesto chiaramente simbolico da parte del presidente dell’Europarlamento per accontentare la Francia e Emmanuel Macron, che nei mesi scorsi si è mostrato particolarmente irritato per la decisione di spostare Bruxelles (causa pandemia) tutte le sessioni plenarie che si sono svolte da marzo a oggi. “La città di Strasburgo resta una delle sedi del Parlamento europeo, dove speriamo di tornare presto”, ha scritto Sassoli in un post.
J’ouvrirai la session plénière du @Europarl_FR lundi depuis notre siège à Strasbourg. Le reste de la session se déroulera à Bruxelles selon les règles actuellement en vigueur.
La ville de Strasbourg reste une des maisons du Parlement européen, où nous espérons revenir bientôt.
— Roberta Metsola (@EP_President) December 9, 2020
La situazione della pandemia da Coronavirus in Europa per il presidente del Parlamento non consente di effettuare spostamenti in sicurezza. E in tutti questi mesi si è preferito non rischiare. Per rivendicare la sede di Strasburgo, Macron e il suo ministro per gli Affari europei, Clement Beaune, si sono spesso appellati alla necessità di rispettare il Trattato sull’Unione europea, dove viene stabilito che la sede ufficiale (e della maggior parte delle sue sessioni plenarie) è proprio la città francese dell’Alsazia, mentre le commissioni parlamentari si riuniscono a Bruxelles e il Segretariato del Parlamento ha i propri uffici a Lussemburgo. È così dal 1997 e per qualsiasi modifica bisognerebbe mettere mano al trattato, per cui servirebbe l’unanimità tra gli Stati.
La pandemia e lo stato eccezionale degli eventi hanno richiesto l’adozione di misure altrettanto straordinarie, anche per quanto riguarda gli spostamenti istituzionali. Ha avuto anche il “merito” di riaprire un dibattito sempre acceso su se sia davvero necessario per il Parlamento europeo avere ben tre sedi istituzionali in altrettanti Paesi dell’Ue. Gli ultimi dati della Corte dei Conti di Lussemburgo – risalenti al 2014 – mostrano che si potrebbero risparmiare su base annuale 114 milioni di euro con il solo trasferimento delle attività da Strasburgo a Bruxelles, a cui si potrebbe aggiungere un risparmio una tantum di 616 milioni di euro qualora si riuscisse a dismettere gli immobili di Strasburgo. Il Parlamento europeo, dal canto suo, ha riconosciuto che si tratta di una cifra cospicua, ma che in realtà corrisponde solo a meno del 6 per cento del bilancio dell’Europarlamento o all’1 per cento del bilancio amministrativo europeo.