Roma – Giuseppe Conte supera lo scoglio parlamentare del mandato sulla riforma del MES ma resta impigliato per la governance del Recovery Fund dopo l’altolà di Italia Viva . Da Matteo Renzi nel passaggio al Senato è infatti arrivato un attacco preciso sulla proposta fatta in Consiglio dei Ministri per la cabina di regia e la gestione delle risorse dell’UE.
In un dibattito a tratti surreale, la riforma del Meccanismo di stabilità passa in secondo piano e il senatore toscano sfrutta la scena del dibattito in diretta TV per lanciare la minaccia di non votare il progetto portato in Consiglio dei Ministri. “Non scambieremo il nostro sì alla proposta di governance arrivata nottetempo in cambio di uno strapuntino. Se questo verrà inserito nella legge di bilancio senza far discutere il Parlamento voteremo contro” urla in aula Renzi che accusa il premier di imboccare i giornali raccontando falsi retroscena della trattativa.
Chiusa la parentesi estranea alla riforma del MES, dopo quello della Camera è arrivato anche il via libera del Senato alla risoluzione che dà il mandato al premier per il Consiglio europeo con 156 voti favorevoli e 129 contrari. Un semaforo verde nonostante i voti contrari di una parte dei senatori del Movimento 5 Stelle, posizioni che nei giorni scorsi avevano fatto temere per la tenuta della maggioranza. Tensioni analoghe (anche se con margini meno rischiosi, 314 sì e 239 no) hanno segnato anche il voto della Camera con 13 ribelli nel gruppo M5S. Anche il Centrodestra, che aveva annunciato il no compatto, ha visto qualche defezione eccellente come quella di Renato Brunetta, Renata Polverini e Andrea Cangini.
Nel suo intervento, in Parlamento il premier ha spiegato ancora una volta che “L’Italia ha contribuito a una riforma del MES migliorata”, facendo riferimento al Fondo di risoluzione unico e l’anticipo di due anni del cosiddetto ‘backstop common’ con un ulteriore passo avanti verso l’unione bancaria. Giudizio positivo dunque, l’Italia all’Euro summit dirà di sì alla riforma anche se Conte spiega che “la ratifica resta nella piena responsabilità delle Camere”. Un voto che arriverà solo dopo le firme dei capi di Stato prevista per la fine del gennaio del 2021.
Passa in secondo piano il suo appello all’opposizione con cui il dialogo “resta sempre aperto”, e chiede invece coesione alla maggioranza: “Il confronto anche quello critico è segno di vitalità e ricchezza ma se fatto con spirito costruttivo e non come spreco di energie”. Un appello accompagnato dall’assicurazione che “l’Italia si farà promotrice di una trasformazione del MES” e superare in futuro “un accordo intergovernativo obsoleto per integrarlo nel quadro dell’architettura europea”.
Critiche dure da parte della Lega e Fratelli d’Italia che accusano il governo di svendere gli interessi dell’Italia, l’Europa di “strozzinaggio internazionale”. Accuse replicate anche al Senato con il centrodestra che ha messo nel mirino soprattutto il M5S a cui viene imputata la marcia indietro sulla riforma. “Robin Hood al contrario – dice Matteo Salvini – porta vi i soldi degli italiani per darli alle banche tedesche”.
Dalla maggioranza arriva il pieno sostegno a Conte e il riconoscimento di un MES notevolmente migliorato rispetto al negoziato portato avanti per un anno intero dal precedente governo gialloverde. “State facendo una ignobile caccia alle streghe – ha detto il PD Piero de Luca – e chi vota contro sappia che lascia in vigore l’attuale meccanismo con tutti i punti critici che già esistono”.
All’Euro summit il premier Conte ora porterà la posizione della maggioranza del Parlamento. Tuttavia i capi di Stato e di governo non potranno ignorare la spaccatura della coalizione sul Recovery fund e la minaccia lanciata dal partito di Renzi, sul pacchetto di risorse del Next generation EU.