Bruxelles – Nessun “cambiamento radicale” nel comportamento della Turchia “e, anzi, per molti aspetti la situazione è peggiorata”. I ministri degli Esteri hanno valutato in maniera “non positiva” la politica di Ankara nei confronti dell’UE in un vertice fisico a Bruxelles che anticipa e prepara il campo per la discussione che sarà al centro del Consiglio europeo del 10 e 11 dicembre. I titolari degli Esteri “pensano che non abbiamo visto un cambiamento cambiamento di direzione nel comportamento della Turchia. Quindi la loro valutazione della situazione non è positiva”, ha spiegato l’alto rappresentante Ue per la politica estera e di sicurezza, Josep Borrell, parlando in conferenza stampa. A questo punto, ai ministri dei Ventisette non rimane che “aggiornare il proprio capo di Stato e di governo in vista del cruciale Consiglio europeo di questa settimana” che non si preannuncia facile.
Nei mesi scorsi le tensioni crescenti tra Turchia, Grecia e Cipro sull’attività di esplorazione di risorse energetiche nelle acque del Mediterraneo orientale da parte di Ankara, hanno messo a dura prova le relazioni tra l’Unione europea e la Turchia. Rapporti che si sono ulteriormente incrinati a causa dell’interferenza nel conflitto in Nagorno-Karabakh e per lo stallo delle relazioni Francia-Turchia. Lavorare a una de-escalation è stato fin da subito negli interessi della presidenza tedesca di turno al Consiglio dell’UE, soprattutto perché Angela Merkel è la leader che più di tutti cerca di promuovere un “rapporto costruttivo con Ankara”. Nell’ultimo vertice di ottobre ha prevalso la linea di Berlino per risolvere le tensioni nel Mediterraneo orientale con “dialogo pacifico” e “tendendo la mano” al presidente turco Erdogan per sviluppare “un’agenda positiva”.
Ankara avrebbe dovuto porre fine alle azioni unilaterali nel tratto di Mediterraneo che l’UE considera zona economica esclusiva di Grecia e Cipro. Cosa che non ha fatto. A due mesi esatti da quel vertice, il giudizio dei ministri europei è negativo, come lo sarà anche quello dei leader dell’Ue. Resta da capire se troveranno l’unanimità per intraprendere misure concrete, e quali potrebbero essere: se amplieranno il ventaglio di sanzioni contro la Turchia o come proposto dalla Grecia, opteranno per l’embargo sulle armi alla Turchia. “Al Consiglio europeo di questa settimana ci saranno decisioni sulla Turchia. Il dialogo con la Turchia resta necessario ma ci sono state provocazioni ripetute e l’Unione europea deve discutere le conseguenze”, ha chiarito il ministro degli Esteri tedesco, Heiko Maas.
Partenariato “forte e lungimirante” con gli USA
Un dialogo politico “regolare, globale e strategico con gli Stati Uniti” al fine di rafforzare il dialogo su sicurezza e difesa comuni. I ministri degli Esteri hanno approvato anche le conclusioni sulle future relazioni tra UE e Stati Uniti, alla luce dell’elezioni di Joe Biden alla Casa Bianca. Altro tema in agenda al vertice europeo di giovedì e venerdì. “L’Unione europea e gli Stati Uniti dovrebbero continuare a mantenere una cooperazione e un dialogo stretti nel settore della sicurezza e della difesa e rafforzare ulteriormente i loro sforzi comuni, anche attraverso un partenariato strategico UE-NATO rafforzato”, si legge nel testo delle conclusioni.
Il tema di come rafforzare il sistema multilaterale e rilanciare la partnership transatlantica si lega a doppio filo al tema “dell’autonomia strategia dell’Unione europea”, sostiene il capo della diplomazia europea (“Sono i due lati della stessa medaglia”). Sull’autonomia strategica i ministri degli Esteri si sono confrontati per la prima volta. “Non si tratta di protezionismo”, chiarisce ancora una volta Borrell, ma di smettere di essere dipendenti dagli altri attori globali, tanto dagli USA quanto dalla Cina. Il principio nasce in relazione alla politica di sicurezza e di difesa, ma non riguarda solo questi due settori: secondo Bruxelles, l’indipendenza deve essere innanzitutto economica e industriale, la pandemia ha messo in evidenza le debolezze dell’Unione in questo senso. Borrell ha riferito che qualche Paese ha formulato la richiesta di usare l’espressione “autonomia strategica aperta”, in modo da non confonderla con un’idea di “ripiegamento in un isolamento protezionistico”.
Regime globale a protezione dei diritti umani
Genocidio, crimini contro l’umanità e altre gravi violazioni o abusi dei diritti umani, come tortura, schiavitù, arresti arbitrari o detenzioni. Come anticipato, i ministri degli Esteri hanno adottato un regolamento che istituisce un regime globale di sanzioni per i diritti umani per prendere di mira individui, entità e organismi – compresi attori statali e non statali – responsabili o coinvolti in gravi violazioni dei diritti umani e abusi in tutto il mondo, a prescindere da dove si sono verificati. Le misure restrittive prevedono il divieto di viaggio in Ue e il congelamento dei beni che si applica sia alle persone fisiche che alle entità. Molto soddisfatto Borrell che ha definito il regolamento una “pietra miliare a cui abbiamo lavorato molto. Stiamo lanciando un segnale chiaro a chi opera le violazioni dei diritti umani”, ha detto Borrell. Spetterà al Consiglio, su proposta di uno Stato membro o dell’alto rappresentante dell’UE stabilire, rivedere e modificare l’elenco delle sanzioni.
A proposito di sanzioni, i ministri hanno discusso anche degli sviluppi in Bielorussia, dove prosegue la repressione da parte delle autorità. “Stiamo finalizzando il terzo pacchetto di sanzioni” contro il regime di Lukashenko, ha precisato Borrell, “spero non ci siano ulteriori ritardi”.