Bruxelles – Veto di Ungheria e Polonia sul Bilancio, emissioni climatiche, relazioni con la Turchia e Brexit. I temi sul tavolo al prossimo Consiglio europeo del 10 e 11 dicembre sono talmente impegnativi da richiedere un incontro fisico tra i capi di Stato e di governo. “I temi in agenda richiedono la presenza dei leader a Bruxelles”, ha spiegato il presidente Charles Michel questa mattina in conferenza stampa, facendo un bilancio del suo primo anno al vertice del Consiglio europeo.
“Dobbiamo prendere decisioni su temi molto difficili, sui quali dobbiamo ristabilire un’unità”, ha aggiunto. Forse mai difficili quanto trovare una soluzione al veto di Ungheria e Polonia sul pacchetto anticrisi, con Bilancio a lungo termine (2021-2027) e strumento temporaneo di ripresa che rischiano di partire con molto ritardo. “Abbiamo un problema”, ammette Michel, ma i negoziati sotto l’influenza della presidenza tedesca di turno “sono ancora in corso”. Ha voluto chiarire ancora una volta che “il rispetto dello stato di diritto nell’Unione europea fa parte del DNA del progetto europeo, è un elemento chiave”, lasciando intendere che non può essere sacrificato. Aggiunge, visto che i negoziati sono ancora in corso, di “voler rimanere ottimista” sul fatto che la situazione di stallo sul bilancio e “le difficoltà che stiamo incontrando saranno risolte rapidamente”. Non vuole commentare le proposte della Commissione europea di far partire il Recovery senza Budapest e Varsavia, “rimango impegnato ad attuare l’accordo che abbiamo trovato a luglio”, ha chiarito Michel. “So che è una trattativa difficile, ma trovare un accordo vale la credibilità dell’Unione europea”. Nei prossimi giorni sarà “il nostro obiettivo numero uno attuare” l’accordo di luglio.
A chi gli chiede se a un anno dal suo insediamento si possa davvero parlare di unità all’interno del Consiglio europeo – che riunisce i Ventisette stati membri – ripete che l’unità “non è mai facile”, ma è convinto che di progressi in questo senso ce ne siano stati, anche su sfide complicate come la pandemia. Michel è un fermo sostenitore della regola dell’unanimità in Consiglio, che se da un lato è vero che “talvolta impedisce persino la decisione”, dall’altro spinge gli Stati membri a sforzi costanti per tenere insieme l’unità.
In corso anche i negoziati sulla Brexit con il Regno Unito, su cui Michel si sbilancia poco. “Vogliamo un accordo, ma un accordo bisogna volerlo in due”, dice affermando che i prossimi giorni rivelerà ciò che verrà dopo. “Siamo disponibili a un accordo, ma non a qualunque costo. Ci sono responsabilità da entrambe le parti”.
I Ventisette “vogliono chiarire anche le relazioni con la Turchia“, ha ricordato Michel, ripetendo ancora che a tal fine Ankara dovrà interrompere ogni tipo di azione unilaterale aggressiva nei confronti delle acque contese con Grecia e Cipro. Cosa che finora non ha fatto. E ancora, i leader discuteranno anche di come aggiornare gli obiettivi climatici intermedi al 2030, se accogliere la proposta della Commissione europea di ridurre le emissioni di gas a effetto serra del 55 per cento entro quella data. Su questo Michel non appare particolarmente ottimista, “dobbiamo ancora continuare a lavorare”. Si sofferma infine sulle sfide che attendono l’Unione per il prossimo anno, “tenere sotto controllo il Covid-19 e accelerare le trasformazioni climatica e digitale”, passando per la promozione di un nuovo multilateralismo a cui deve affiancarsi la costruzione dell’autonomia strategica dell’Ue, che per Michel significa “meno dipendenza e più influenza e resilienza”.