Bruxelles – Per il quarto mese consecutivo l’indice dei prezzi al consumo dell’Eurozona è preceduto dal segno meno. Una stima rapida dell’Eurostat ha prospettato un calo dello 0,3 per cento in rapporto al livello dei prezzi di novembre 2019, un valore che fotocopia il dato negativo di settembre e ottobre 2020.
Malgrado stabile nel complesso, il dato mostra la sua doppia faccia e gli effetti della crisi globale sulle preferenze di consumo: a novembre 2020 il prezzo dei beni energetici cala dell’8,4 per cento rispetto a un anno prima, ma registrano un rialzo del 2 per cento i prezzi del gruppo dei beni alimentari, dell’alcol e del tabacco.
Euro area #inflation at -0.3% in November 2020: food +1.9%, services +0.6%, other goods -0.3%, energy -8.4% – flash estimate https://t.co/101YUW4J6E pic.twitter.com/xy2bdqvwvf
— EU_Eurostat (@EU_Eurostat) December 1, 2020
Le percentuali sono la fotografia delle abitudini di consumo imposte dalla pandemia: il calo della produzione e dei trasporti hanno fortemente impattato sui prezzi delle risorse energetiche, ma contribuiscono solo lievemente a ridurre la crescita dei prezzi alimentari che sta registrando l’Eurozona in generale negli ultimi mesi. Uno scenario così sbilanciato, suggerisce che necessariamente la BCE dovrà tenere conto di tale nuova conformazione del paniere dei consumatori per le sue scelte di politica monetaria.
Non particolarmente equilibrato risulta anche il dato del confronto tra i Paesi che adottano la moneta unica. La Grecia registra una deflazione ancora sostenuta, stabile ormai intorno al 2 per cento. Più contenuto il dato di Germania (-0,7 per cento), Italia (-0,3 per cento) e Francia (+0,2 per cento).