Bruxelles – “Non sono il primo e non sarò certamente l’ultimo a subire” attentati alla vita per essere messo a tacere. Per questo è “estremamente importante che il popolo russo sappia che l’Europa e soprattutto il Parlamento europeo non rimarrà in silenzio” se dovessero verificarsi di nuovo atti criminali che puntano a mettere a tacere oppositori del regime di Putin. Alexey Navalny sta meglio, si sta finalmente riprendendo dall’avvelenamento e tentato omicidio dello scorso 20 agosto con un agente nervino del gruppo Novichok, prodotto ai tempi dell’URSS. Per la prima volta in audizione di fronte alla commissione Affari Esteri del Parlamento europeo, l’oppositore (tra i più noti e ascoltati) del presidente russo ha chiesto all’Ue senza mezzi termini di cambiare approccio sanzioni che impone per le violazioni dei diritti internazionali.
L’Unione europea deve mirare al denaro con le sanzioni e dunque “prendere di mira gli oligarchi, sia vecchi che nuovi, del regime, più che i responsabili materiali degli avvelenamenti”. Mirate agli oligarchi, ha ribadito, solo allora “il Cremlino tratterà le sanzioni seriamente”. L’approccio dell’Unione europea è sempre quello di imporre sanzioni verso coloro che tecnicamente sono responsabili degli avvelenamenti ma “non ha senso sanzionare funzionari o generali che non viaggiano spesso fuori dalla Russia e non hanno conti bancari o case in Europa”. Le sanzioni in questo caso sono inutili.
Lo scorso 15 ottobre il Consiglio dell’Ue ha imposto sanzioni (ovvero, divieto di ingresso in UE e congelamento dei beni) a sei persone e una entità per il tentato assassinio di Navalny: Andrei Yarin, capo della direzione della polizia nazionale presidenziale; Sergei Kiriyenko, vice-capo di stato maggiore dell’ufficio esecutivo presidenziale; Sergei Menyailo, rappresentante plenipotenziario del presidente in Siberia, Aleksandr Bortnikov, direttore del servizio federale di sicurezza, Pavel Popov e Aleksei Krivoruchko, vice-ministri della Difesa; infine, l’istituto di ricerca statale (State Scientific Research Institute for Organic Chemistry and Technology) che avrebbe dovuto distruggere le armi chimiche rimaste dall’Unione sovietica.
Per Navalny è essenziale che nelle relazioni tra Unione europea e Russia si attui un cambio di marcia sostanziale. “È arrivato il momento di mettere a punto una nuova strategia” nelle relazioni con Mosca perché “abbiamo di fronte un nuovo Stato, un nuovo governo russo, diverso a quello che avevamo qualche anno fa”. Ma bisogna operare in questo senso una distinzione tra il popolo russo che “andrebbe accolto e trattato calorosamente” e lo stato russo che andrebbe considerato un “gruppo di criminali”. L’attenzione dell’Ue deve rivolgersi anche alle prossime elezioni generali in Russia (nel 2021) e sul “diritto di tutti a partecipare”. Il concetto è semplice, spiega Navalny, “se tutti possono partecipare, possiamo parlare di un’elezione; in caso contrario, l’elezione non dovrebbe essere riconosciuta”, neanche da parte dell’Unione europea, come è successo nel caso della Bielorussia alle passate elezioni di agosto. Rispondendo alle domande dei parlamentari, Navalny si è espresso anche su questo tema, sostenendo l’importanza di “guardare con attenzione ai cambiamenti in atto e agli sviluppi in corso” a Minsk e aiutare il popolo di Bielorussia. Ciò che sta accadendo lì “è un momento chiave anche per la Russia”, sostiene. Non a caso definisce il presidente Lukashenko “il padre politico di Putin”.
Oltre alle sanzioni adottate dal Consiglio, anche il Parlamento europeo ha condannato duramente in una risoluzione il tentativo di avvelenamento ai danni di Navalny, invitando anche le autorità russe a indagare. Cosa che non è stata fatta. Dopo l’attacco dello scorso agosto, Navalny è stato trasportato subito in Germania per le cure mediche e una volta guarito completamente, ha fatto sapere all’Europarlamento, tornerà in Russia per “agire da dentro per cambiare le cose”.