La velocità della crescita delle attività illegali on line preoccupa. Roma si impegna perché elezioni e nuova Commissione non rallentino la lotta
La cybersicurezza avrà una posizione strategica nel programma del semestre italiano di presidenza dell’Ue. L’obiettivo è di non far calare l’impegno nella lotta ai reati on line nei prossimi mesi, che pure vedranno un rallentamento nell’attività regolatoria dovuto al cambio del Parlamento e della Commissione.
“Le grandi organizzazioni del crimine online come la mafia, la ‘ndrangheta, la camorra o la sempre più diffusa pedo-pedofilia dispongono di un budget totale di 200 milioni all’anno generato da attività online illecite. Il 10% deriva da profitti realizzati in Italia, il resto è prodotto in altri Paesi”, ha spiegato Gianfranco Incarnato, coordinatore del Dipartimento di Cyber-sicurezza del Ministero per gli Affari Esteri, nel presentare le priorità strategiche della presidenza italiana dell’Ue alla seconda Conferenza annuale sulla cyber-sicurezza, organizzata da Forum Europe a Bruxelles.
Incarnato ha iniziato il suo intervento con una citazione di Karl Popper: “Liberta significa sempre rischio, ma senza sicurezza, la libertà diventa solo minaccia”. Incarnato ha poi commentato sulle priorità strategiche del semestre di Presidenza italiana all’Ue nella lotta alla cyber-criminalità: “In una fase a livello europeo estremamente delicata, la priorità non è solo attenersi ad un contingency planning, ma anche coniugare le dimensione degli avanzamenti tecnici con una visione di tipo politico”.
In un clima, nei mesi a venire, di stagione elettorale in cui dominano tendenze euroscettiche e con i rischi di ritardi nelle attività istituzionali dovute ai rinnovi quinquennali, l’Italia conferma il suo impegno nell’evitare la perdita dei risultati finora realizzati e di possibile discontinuità delle azioni per la salvaguardia della sicurezza online.
Incarnato ha insistito molto sulla velocità dell’evoluzione degli atteggiamenti e delle pratiche del cybercrimine, a cui l’impegno comune delle istituzioni europee deve rispondere con altrettanta competente tempestività. “Il 50% della criminalità odierna – ha poi confermato Eugenio Orlandi di Europol – avviene in rete, alimentando sempre più rapidamente il crescente fatturato del cyber-crimine, che risulta maggiore di quello derivante dal traffico di eroina e marijuana messe insieme”. Conclude Incarnato “La sfida sarà di giungere, entro la fine dell’anno, alla conclusione della negoziazione finale e delle fasi di implementazione della Direttiva europea sulla Sicurezza delle reti di informazione”.
Giulia Garofalo