Ferrara – Immersi da mesi nell’epidemia, per la prima volta nella storia recente si percepisce in tutto il mondo la stessa sensazione di pericolo, la stessa esigenza di proteggere sé stessi e le persone care. E per la prima volta, forse guardando a scienza e scienziati, sottilonea una nota, ci chiediamo se è partendo da questo sapere condiviso che si possono trovare delle risposte e delle vie d’uscita comuni. Di questo nel secondo appuntamento di Internazionale a Ferrara, il festival di giornalismo della rivista Internazionale e del Comune di Ferrara, realizzato in collaborazione con Medici senza Frontiere, hanno discusso Michel Thieren, direttore regionale dei programmi di emergenza dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, che ha coordinato il programma di risposta al Covid-19 in Europa nei primi sette mesi dell’epidemia, Donato Greco, medico epidemiologo, che ha diretto il Laboratorio di epidemiologia e biostatistica dell’Istituto Superiore di Sanità e il Centro nazionale di epidemiologia, Nicola Magrini, direttore dell’Agenzia Italiana del Farmaco e Nathalie Ernoult, responsabile advocacy della Campagna per l’Accesso ai Farmaci di MSF e membro dell’IRIS – Institut de Relations Internationales et Stratégiques Université Panthéon Assas (Paris II).
Un vaccino per tutti
“L’importanza dell’accesso equo ai vaccini su cui pesano interessi politici e commerciali contemporaneamente è il primo tema da affrontare – ha commentato Nathalie Ernoult, responsabile advocacy della Campagna per l’Accesso ai Farmaci di MSF e membro dell’IRIS – Institut de Relations Internationales et Stratégiques Université Panthéon Assas (Paris II) – All’inizio della crisi l’approccio è stato molto nazionalista, nonostante diversi paesi europei avessero predisposto un piano di azione mondiale che, con il coordinamento dell’OMS, auspicava a fornire un supporto finanziario internazionale per la produzione e una distribuzione equa delle cure. A fronte di una iniziale promozione di questa iniziativa da parte di diversi leader europei, oggi assistiamo invece a una progressiva retromarcia. Gran parte dei paesi ricchi hanno stipulato con diverse aziende farmaceutiche accordi bilaterali per garantirsi le dosi dei futuri vaccini. La speranza di condivisione è stata disattesa ben presto. Ora i paesi più abbienti hanno di fatto prepagato questi vaccini anche prima di vedere i risultati, tanto che l’80% della produzione Pfizer è già venduta. Accadrà quindi che i paesi più ricchi riceveranno le dosi in prima battuta, mentre quelli a basso reddito molto più tardi. Inoltre, le industrie farmaceutiche attraverso i diritti di proprietà intellettuale impediscono la condivisione del know how e non garantiscono la trasparenza sui risultati delle sperimentazioni cliniche, i costi della ricerca e sviluppo e gli incentivi pubblici ricevuti. L’Italia ha dato prova di grande leadership e responsabilità quando ha introdotto la risoluzione sulla trasparenza all’assemblea dell’OMS nel 2019 e, più recentemente, mettendo a punto un decreto che attua quella risoluzione. Presto avrà la presidenza del G20 e speriamo che continui a battersi affinché il disallineamento con l’interesse pubblico venga riequilibrato”.
“È vero che per adesso, sui vaccini, ogni paese sembra agire in modo autonomo, ma sono convinto che alla fine il multilateralismo riuscirà a stabilizzarsi – ha dichiarato Michel Thieren, direttore regionale dei programmi di emergenza dell’Organizzazione Mondiale della Salute – Molto rapidamente i paesi che hanno già il vaccino si renderanno conto che non possono essere sicuri se tutti non sono protetti e questi atteggiamenti protezionistici verranno sostituiti da una maggiore solidarietà. Se consideriamo il vaccino come un modo per ridurre la mortalità e controllare la pandemia (in modo che entro la fine del 2021 la fase acuta possa essere finita) ci rendiamo conto, secondo simulazioni recenti, che in uno scenario di solidarietà la mortalità sarebbe la metà rispetto a uno scenario di distribuzione iniquo”.
Il 9 novembre la Pfizer e la BioNTech, due aziende farmaceutiche, hanno annunciato che il vaccino su cui hanno collaborato ha un’efficacia che supera il 90% nel prevenire casi sintomatici di covid-19. È un risultato sorprendente per un vaccino di prima generazione. In molti non avevano osato sperare in un’efficacia superiore al 70%. Subito dopo anche Moderna ha fatto un annuncio simile.
“In questo momento ci sono 45 vaccini già in sperimentazione nell’uomo, di cui 3 ormai alle fasi conclusive di studi clinici randomizzati di ampie dimensioni su diverse decine di migliaia di pazienti – ha spiegato Nicola Magrini, direttore dell’Agenzia italiana del farmaco – Possiamo dire che questi studi potranno garantire una buona valutazione dei benefici e dei rischi di questi tre vaccini. Non è questione di avere preferenze o meno, contrariamente alle esternazioni fatte in questi giorni, ma di controllare i dati come comunità di ricerca internazionale. Dal canto nostro come Aifa stimoleremo ulteriori studi per una farmacovigilanza attiva anche con mezzi innovativi, come un’app. La ricerca si è messa in moto e credo che dovremmo tutti chiedere alle autorità regolatorie il massimo di trasparenza e accesso ai dati e nessuna scorciatoia. Quanto all’obbligatorietà: è un meccanismo delicato che va riservato solo in casi estremi, come al personale sanitario e al personale delle Rsa, ma deve essere usato con molta cautela perché occorre stimolare invece la responsabilità e la fiducia individuale fornendo informazioni adeguate. Negli ultimi 20 anni abbiamo ragionato di responsabilità individuale, la certezza che i vaccini siano adeguatamente studiati è la strada migliore. Questa epidemia è servita a rafforzare valori comuni come la solidarietà, non credo che ci abbia diviso e non trovo per nulla adeguata la metafora della guerra. Questa epidemia ha mostrato gli aspetti più alti delle persone, della ricerca e della politica che di nuovo ha preso interesse per il multilateralismo e non solo: ha rafforzato i sistemi sanitari pubblici e ha di nuovo convinto l’opinione pubblica che serva più pubblico e più investimenti pubblici.
Per l’epidemiologo Donato Greco, infine, “la partnership pubblico privato sui vaccini è inevitabile. Dovremo convivere con il Covid per un po’ di tempo, il vaccino aiuterà a mitigare. Dovremo continuare a portare le mascherine e a praticare il distanziamento, ma oggi non siamo più ignoranti come all’inizio dell’epidemia e non è più tempo di lockdown, possiamo pensare a un pacchetto di misure più efficaci, ottimizzando quelle esistenti”.