Bruxelles – Obiettivi programmatici più chiari, un vero e proprio “ritorno alla coerenza”. Così sintetizza Hilary Clinton quanto e cosa cambierà in termini di politica estera con l’insediamento di Joe Biden alla Casa Bianca dal prossimo 20 gennaio. Il neopresidente degli Stati Uniti farà marcia indietro sul disimpegno di Trump sul clima, “è interessato a tornare sui passi anche su una qualche versione dell’accordo sul nucleare iraniano” ed è sicuramente intenzionato “a rassicurare i nostri alleati e amici storici nel mondo che gli Stati Uniti sono tornati anche ad occuparsi di problematiche globali”. Tra i partner strategici ritrovati non fa eccezione l’Unione europea, anche se non viene direttamente menzionata dall’ex Segretaria di Stato americana.
La candidata per i Democratici alle elezioni presidenziali del 2016 (che ha sempre espresso la sua preferenza per Biden) ieri, 19 novembre, ha inaugurato virtualmente l’anno accademico della School of Transnational Governance dell’Istituto universitario europeo, discutendo anche di geopolitica e pandemia, ma anche del rapporto con gli altri partner globali.
Più multilaterale e meno isolazionista: in buona sostanza la politica estera di Washington adotterà un approccio di questo genere, nel tentativo di ricucire gli strappi provocati dai quattro anni di amministrazione Trump nel quadro della partnership transatlantica e dei rapporti con le istituzioni di Bruxelles. Lo stesso – ha aggiunto Clinton – vale per il ruolo degli Stati Uniti all’interno “della NATO e al sostegno allo stato di diritto e i valori democratici dell’Occidente”, che saranno entrambi rafforzati. Ci vorrà del tempo, soprattutto per fare marcia indietro rispetto all’approccio di Trump in politica estera che Clinton definisce senza mezzi termini “incoerente”. Ciò a cui aspira è un ritorno “alla normalità”, che non significa tuttavia che si potrà tornare indietro a quattro anni fa, perché nel frattempo “il mondo intorno a noi è cambiato” e gli Stati Uniti hanno lasciato vuoto il loro ruolo di leadership globale. Biden, sostiene Clinton, è però impaziente di ristabilire legami degli Usa con i suoi ex alleati storici e rifondare la sua leadership.
Che sia il tempo per una nuova agenda transatlantica più adatta e coerente al mondo di oggi è quanto hanno sottolineato anche i vertici delle istituzioni europee, all’indomani della vittoria di Biden. Le divergenze saranno colmate senza però la pretesa di poter tornare indietro e cancellare gli ultimi quattro anni di amministrazione Trump. Un nuovo inizio da cui ripartire: l’offerta di Bruxelles è quella di lavorare insieme alla nuova amministrazione in settori che faranno da stimolo per rafforzare anche i rapporti multilaterali. Nel quadro delle relazioni transatlantiche, si è riacceso il dibattito sulla questione dell’autonomia strategica dell’Unione, centrale anche al Consiglio Affari Esteri che si è svolto ieri. “Per me è uno dei concetti più importanti nella costruzione di una politica di sicurezza e affari esteri”, ha spiegato l’alto rappresentante UE, Josep Borrell. Ma non rende meno importante recuperare le relazioni transatlantiche, ovvero il modo “in cui noi e gli Stati Uniti possiamo coordinare la nostra azione per essere partner migliori di quanto non siamo stati negli ultimi anni”.