Bruxelles – Il sostegno finanziario agli Stati attraverso le risorse del bilancio comunitario “non può essere incondizionato” ma “va di pari passo con il rispetto dei valori dell’UE”. In sostanza, definire quante e quali risorse spendere per i prossimi sette anni non è solo una questione di finanziamenti ma anche dei princìpi su cui l’Unione europea si fonda. È quanto ha ribadito David Sassoli, intervenendo virtualmente all’annuale Conferenza del Sistema europeo di analisi delle strategie e delle politiche per il 2020 (ESPAS) dedicata al tema “Pensare al futuro”.
L’Europa non è mera economia, sostiene il presidente del Parlamento europeo, ma ciò “che sta dietro al bilancio sono i principi fondamentali dell’UE in materia di giustizia, libertà e stato di diritto che hanno resistito e che si sono dimostrati validi”. Rispetto della dignità umana, della libertà, democrazia e uguaglianza, Stato di diritto e rispetto dei diritti umani: sono questi principi sanciti dall’articolo 2 del Trattato sull’Unione europea che “permettono di arginare gli abusi di potere e ci saranno sempre utili. Dimostrano che stiamo ascoltando le preoccupazioni dei nostri cittadini”.
La precisazione di Sassoli arriva, neanche troppo velatamente, all’indomani dello scontro in seno al Consiglio Affari Generali sulla condizionalità tra fondi di bilancio e stato di diritto, ovvero la possibilità di precludere le risorse del bilancio settennale dell’Unione agli Stati che fuoriescono dai principi della democrazia europea. A questa si sono opposti Ungheria e Polonia bloccando di fatto i negoziati sul prossimo Quadro finanziario plueriennale (2021-2027) a cui quest’anno si lega anche lo strumento temporaneo per la ripresa post-Covid, Next Generation Eu. Con l’introduzione del fondo da 750 miliardi di euro, a disposizione degli Stati membri ci saranno più risorse da spendere, in tempi più rapidi e nel contesto di una maggiore flessibilità garantita da Bruxelles a causa della pandemia.
Da parte del Parlamento europeo nessuna intenzione di fare passi indietro sull’accordo negoziale raggiunto con la presidenza tedesca al Consiglio Ue, tanto meno sulla condizionalità dello stato di diritto che da principio ha segnato come una delle sue “linee rosse” irrinunciabili. La Conferenza dei presidenti, composta da Sassoli e dai leader dei gruppi politici all’Europarlamento, si è riunita oggi chiarendo di nuovo la sua posizione e chiedendo al Consiglio di adottare il pacchetto e avviare il processo di ratifica quanto prima. L’Istituzione “deplora profondamente questo ritardo e ribadisce che gli accordi raggiunti (sia sul QFP che sullo Stato di diritto) sono un accordo chiuso e non possono in alcun modo essere riaperti”.