Bruxelles – Il documento programmatico di bilancio dell’Italia è “nel complesso in linea” con le raccomandazioni europee. La maggior parte delle misure previste “sostiene l’attività economica in un contesto di notevole incertezza”, ed è quello che ci vuole. Certo la situazione del Paese è quella che a Bruxelles si conosce ormai da anni, e la pandemia di Coronavirus ha solo accentuato i limiti e le criticità di un Paese che dovrà per forza di cose rimanere sotto la lente d’ingrandimento a dodici stelle per un debito pubblico che si vuole evitare che diventi ingestibile.
Le decisioni prese dal collegio dei commissari nell’ambito del semestre europeo, il processo di coordinamento delle politiche economiche degli Stati membri, confermano una volta di più il quadro composito di un’Italia dove a piccoli progressi si accompagnano i problemi di sempre, vale a dire debole produttività, forte disoccupazione di lungo periodo, pochi investimenti e conti in disordine. Una situazione che a causa delle pandemia conoscono un po’ tutti in Europa.
La Commissione europea ha adottato la relazione sul meccanismo di allerta per i Paesi con squilibri macroeconomici, le opinioni sulle leggi di bilancio, il rapporto sull’occupazione. Per l’Italia l’invito è fare le riforme che si richiedono già da anni, oltre a “rivedere regolarmente l’uso, l’efficacia e l’adeguatezza delle misure di sostegno all’economia e ad essere pronta ad adattarle, se necessario, alle mutevoli circostanze”.
Bene la legge di bilancio, ora fornire tutte le informazioni
La Commissione europea rileva che nei documenti programmatici dell’Italia e altri tre Stati (Francia, Lituania e Slovacchia) “alcune misure che non sembrano essere temporanee”, nonostante gli accordi di massima raggiunti a livello europeo vogliono azioni a sostegno dell’economia temporanee. Si vuole stimolare la produzione nella fase di emergenza, e nel caso di paesi più colpiti aiutarla anche dopo la fine dell’emergenza, ma nel rispetto della sostenibilità del debito.
Il problema dell’Italia sta dunque nel legame tra debito e spesa, che si teme possa convertirsi in spirale negativa. “Non necessariamente queste misure non temporanee vanno viste come un elemento negativo, ma certamente bisogna considerarle con cautela”, perché, chiariscono a Bruxelles, “bisogna rientrare delle spese” sostenute per puntellare l’economia. Serve dunque una spesa sotto-controllo. Ecco perché nel caso italiano il fatto che alcune misure non abbiano natura temporanea desta preoccupazioni, tanto più che la bozza di legge di bilancio, in quanto bozza, non contiene tutti gli elementi necessari per fare chiarezza.
Un esempio su tutti. La Commissione ha invitato gli Stati membri a riferire nei loro documenti programmatici di bilancio, su base volontaria, la dimensione massima dei meccanismi di garanzia. “Austria e Italia non hanno fornito dati sulla garanzia”. In Italia le passività potenziali massime sono stimate intorno al 30% del PIL, con un assorbimento indicativo di circa il 7% finora. C’è un 23% di mancato assorbimento che manca all’appello. E poi, sulla base dei dati e delle informazioni disponibili, Bruxelles valuta il costo per le misure temporanee allo 0,3% del PIL, mentre quantifica quelle strutturali o non coperte all’1.1% del PIL.
“Non c’è bisogno di una correzione”, precisa il commissario per l’Economia, Paolo Gentiloni. “Il messaggio della Commissione non riguarda il contenuto di queste misure, che possono essere molto positive. l motivo del mettere in evidenza questo genere di spese è esattamente legato alla sostenibilità di finanza pubblica nel medio-lungo termine”
Nel complesso la Commissione ritiene “opportuno” continuare a tenere l’Italia sotto osservazione. Si rende necessario “esaminare ulteriormente la persistenza dei rischi macroeconomici e monitorare i progressi nell’eliminazione degli squilibri eccessivi”. Anche perché la bozza di legge di bilancio italiana contiene anche misure “non non sembrano compensate”. Non ci sono dunque le coperture, e allora si rinnova l’invito a “garantire, con l’adozione delle misure di sostegno, la sostenibilità di bilancio a medio termine”.
Italia Paese con “vulnerabità”, legate soprattutto al debito
Del resto la situazione è tale da non poter abbassare la guardia. In alcuni Stati membri, si legge nel la relazione sul meccanismo di allerta, “le vulnerabilità sono principalmente legate a ingenti stock di debito delle amministrazioni pubbliche” che vengono ulteriormente accresciuti dalla crisi insieme a preoccupazioni relative alla crescita del prodotto potenziale e alla competitività. “Ciò è particolarmente vero per l’Italia”, dove la situazione è prevista in netto peggioramento. Il debito pubblico, rimasto stabile a circa il 135% del PIL nel 2019, dovrebbe aumentare in modo sostanziale nel 2020, di circa 25 punti percentuali. Esplode ancora di più, dunque.
Non solo. In Italia, rileva ancora la Commissione, le vulnerabilità sono legate anche al settore bancario e allo stock di crediti deteriorati ancora elevato – “il livello rimane relativamente alto, appena al di sotto del 7%” – ma in rapida diminuzione almeno fino allo scoppio della crisi, e in un contesto di duraturo andamento debole del mercato del lavoro.
Più lavoro, meno debito, e ristrutturazioni bancarie: i compiti per casa
Non ci sono raccomandazioni specifiche per Paese, ma dalla relazione sul meccanismo di allerta appare evidente dove occorre intervenire. Considerando che “l‘Italia è entrata nella crisi del COVID-19 con vulnerabilità legate all’elevato livello di debito pubblico e alla debole crescita della produttività, in un contesto di crediti deteriorati e disoccupazione ancora elevati ma in calo”, appare evidente che bisogna intervenire qui. Serviranno riforme, riforme vere, per poter garantire non solo la ripresa ma la sostenibilità strutturale del sistema Paese.
Non è una novità, e l’Italia non può far finta di ‘cadere dal pero’. Le raccomandazioni specifiche per Paese relative alla procedura per gli squilibri macroeconomici emesse nel 2019 e nel 2020 “sono ampiamente associate” alle politiche strutturali di bilancio, al mercato del lavoro, al contesto imprenditoriale e al settore finanziario. I compiti per casa non sono cambiati, sono solo diventati ancor più inevitabili.
Il nodo Recovery Fund: Italia dichiara soldi che per ora non ha
Nei documenti programmatici di bilancio solo sei Stati membri hanno dichiarato la spesa finanziata dal fondo per la ripresa. Si tratta di Grecia, Francia, Italia, Lituania, Portogallo e Slovenia. Il problema è che questi fondi al momento non sono disponibili, e il veto di Ungheria e Polonia sul bilancio getta incertezze sulle strategie di rilancio basate su fondi bloccati che non si sa quando potranno essere sbloccati.
Bruxelles attende il piano nazionale per la ripresa
Intanto l’esecutivo comunitario rinnova l’invito a far pervenire il piano nazionale per la ripresa, quello comprensivo delle misure per risollevare le sorti del Paese e ottenere le risorse europee, una volta effettivamente disponibili. Gentiloni ne approfitta per sgombrare il campo da polemiche di qualsivoglia tipo e natura. “Non c’è irritazione o una delusione sui tempi di presentazione del piano” da parte dell’Italia, ancora non notificato a Bruxelles. “Solo sei-sette Paesi hanno presentato in forma iniziale i loro piani. Noi incoraggiamo a presentarli perché questo aiuta il dialogo tra Commissione e governi”.