Bruxelles – Più fermi e più severi nel controllo delle frontiere esterne. All’Unione europea “serve un nuovo Patto di sicurezza” per controllare i confini esterni e impedire i movimenti secondari irregolari verso altri Paesi. Lo sostiene il ministro francese per gli Affari europei, Clément Beaune, che in una intervista di ieri (15 novembre) a radio Europa1 ha anticipato l’approccio del governo francese a una riforma dell’area Schengen in chiave anti-terrorismo.
Schengen è “un bene che va preservato: in Europa ci muoviamo liberamente. Non è un lusso o una moda. Ma dobbiamo essere più fermi, più severi nel controllo delle nostre frontiere esterne”, ha spiegato. Nell’area di libera circolazione dello spazio europeo (che conta 26 Stati, di cui 22 dell’Ue) l’elemento di debolezza è rappresentato dai cosiddetti Paesi di primo ingresso, quelli che generalmente accolgono il più alto numero di migranti in arrivo in Ue e su cui ricade la responsabilità dei primi controlli di sicurezza. Tra questi anche l’Italia e la Spagna. Su questi Paesi “bisogna fare pressione, ma con della solidarietà”, ha suggerito Beaune rispondendo a una domanda e spiegando che “non è colpa dell’Italia se per la posizione geografica è più vicina alle coste africane e quindi ai flussi migratori”.
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Bisogna quindi “aiutare Italia e Spagna” a gestire i flussi “con interventi dell’Unione europea”, ovvero attraverso Frontex, l’agenzia europea della guardia di frontiera e costiera, che serve proprio “a controllare le frontiere esterne”. “Dobbiamo passare da 1.500 a 10mila unità di personale, questa è un’azione concreta”, dice Beaune. Nonostante rallentamenti a causa della pandemia, Frontex sta arruolando personale per creare un Corpo permanente, il primo servizio di polizia in uniforme dell’Unione europea istituito per gestire le frontiere esterne e le situazioni di crisi e che nei piani di Bruxelles dovrà disporre di 10mila unità di personale operativo entro il 2027.
C’è un problema di sicurezza nell’area di libera circolazione Schengen. Lo ha riconosciuto venerdì anche la commissaria europea agli Affari Interni, Ylva Johansson, al termine del Consiglio dell’Interno Ue: più di una persona su cinque (circa il 22 per cento) non viene seriamente controllata entrando nell’area comune, mentre l’Unione vuole sapere in modo accurato “chi entra e chi esce dai nostri confini esterni”. Johansson assicura che vista la situazione attuale “c’è margine di miglioramento”.
Nelle scorse settimane, a seguito degli attentati di Nizza e Vienna, il tema della lotta europea al terrorismo è tornato attuale con Francia e Austria che stanno spingendo per riportare la questione in primo piano sulla scena europea. Per Parigi l’antiterrorismo si lega alla questione dell’immigrazione irregolare e al funzionamento “più efficiente di Schengen”. Il che vuol dire più controlli. Emmanuel Macron dovrebbe presentare le sue proposte di riforma dell’area Schengen al Vertice europeo di dicembre. Nonostante le dichiarazioni iniziali di voler attuare una “revisione profonda” che includesse anche più controlli alle frontiere interne, sembra che l’approccio di Macron sarà più soft e riguarderà solo i controlli alle frontiere extra Ue. Nella sua proposta di patto per l’immigrazione e l’asilo, la Commissione europea ha proposto screening rafforzati con registrazione dei migranti in arrivo in Ue entro cinque giorni da quando mettono piede nel Paese di primo ingresso.