Bruxelles – “È una battaglia di dignità. Riconoscere il diritto a essere retribuiti è importante tanto quanto il diritto ad avere un lavoro: non basta uno stage per far felice un giovane”. Non usa mezzi termini il presidente del Parlamento Europeo, David Sassoli, nell’appoggiare la battaglia della commissione Occupazione e affari sociali sul riconoscimento a stagisti e apprendisti di un’equa rimunerazione all’interno del mercato del lavoro UE. Sassoli è intervenuto alla conferenza stampa organizzata oggi (mercoledì 6 ottobre) al Parlamento Europeo dal capodelegazione degli eurodeputati PD e relatore per il Gruppo S&D, Brando Benifei, alla presenza della presidente della commissione Occupazione e affari sociali, Lucia Ďuriš Nicholsonová, e del responsabile per l’inclusione sociale ed economica del Forum europeo dei giovani, Frédéric Piccavet. “I giovani sono l’anello più debole nella catena del mercato del lavoro. Non dobbiamo più permettere che ci siano zone di sfruttamento“, ha rincarato il presidente del Parlamento UE.
Oltre all’introduzione di uno strumento legale comune che assicuri l’equa remunerazione di stagisti e apprendisti, l’estensione dell’utilizzo dei fondi dello strumento SURE (fondi europei contro la disoccupazione) per supportare misure nazionali per i giovani stagisti è stato il nucleo portante della conferenza. “Ho scritto una lettera alla presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, per assicurarmi che si possano utilizzare i fondi SURE per sostenere stagisti e tirocinanti”, ha annunciato Benifei. “La sua risposta è stata affermativa e ora questo tema deve essere affrontato anche dal governo italiano“.
Domani, giovedì 7 ottobre, il Parlamento Europeo voterà in plenaria la risoluzione adottata in commissione Occupazione e affari sociali sulla riforma della Garanzia per i giovani, lo strumento europeo che vincola gli Stati membri a garantire un’offerta qualitativamente valida di occupazione, formazione permanente, apprendistato o tirocinio entro quattro mesi dalla fine degli studi o dall’inizio del periodo di disoccupazione. Il capodelegazione PD ha spiegato che si tratta di “misure simili a quelle immaginate per i lavoratori autonomi. Serve uno strumento che garantisca il rispetto della qualità dei tirocini“. Nella pratica, ci sarà un “allargamento della platea dei giovani fino ai 29 anni, con attenzione a una maggiore inclusione dei gruppi vulnerabili e di quelli provenienti dalle aree più svantaggiate, con legami più stretti con le piccole e medie imprese per puntare alla transizione verde e digitale”.
Dalla presidente della commissione Nicholsonová è arrivata la denuncia che “se non ci muoviamo in fretta, il numero dei giovani lavoratori all’interno di un mercato del lavoro non sostenibile continuerà ad aumentare. Non è un problema nuovo, lo conosciamo dalla crisi del 2008, ma con quella di quest’anno causata dalla pandemia Covid-19 la situazione si sta aggravando”. Se i giovani hanno diritto a un trattamento lavorativo equamente retribuito, è anche vero che “deve essere costruito un legame più solido tra educazione e le esigenze del mercato del lavoro“, ha concluso la presidente. Un giudizio condiviso da Frédéric Piccavet, del Forum europeo dei giovani: “Dobbiamo collegare le istituzioni con le realtà locali per risolvere questi problemi. Ringraziamo il Parlamento Europeo che ha ascoltato il grido di allarme dei giovani e ha deciso di schierarsi apertamente a favore dei loro diritti”. E infine un invito alla Commissione Europea: “È tempo di rendersi conto dell’ingiustizia a cui stiamo assistendo. Mettere al bando i tirocini non retribuiti è il mezzo per creare una vera equità nei diritti dei lavoratori”.