Bruxelles – Adesso l’Unione europea minaccia sanzioni contro la Turchia. I capi di Stato e di governi dell’UE riuniti a Bruxelles per il vertice straordinario del Consiglio europeo mettono sul tavolo l’opzione di provvedimenti. In un modo criptico, ma la evocano, lasciandosi aperte le porte ad ogni tipo di restrizione, anche economica. Ma la decisione è presa: in caso di future aggressioni scatteranno provvedimenti.
Le conclusioni sulle questioni di politica estera su cui i Ventisette hanno trovato un accordo comprendono un passaggio burocratico. “In caso di rinnovate azioni unilaterali o provocazioni in violazione del diritto internazionale, l’UE utilizzerà tutti gli strumenti e le opzioni a sua disposizione, anche ai sensi dell’articolo 29 TUE e dell’articolo 215 TFUE, in per difendere i suoi interessi e quelli dei suoi Stati membri”. E’ questo passaggio che racchiude la decisione dei leader.
L’articolo 215 del Trattato sul funzionamento dell’UE è quello che parla di “interruzione o riduzione, totale o parziale, delle relazioni economiche e finanziarie con uno o più paesi terzi” e che cita anche “misure restrittive nei confronti di persone fisiche o giuridiche, di gruppi o di entità non statali”.
L’UE nei confronti della Turchia è decisa a mantenere aperto il canale del dialogo, facendo delle sanzioni l’ultima opzione. E’ il compromesso politico che serviva per andare avanti su un dossier delicato. Grecia e Cipro volevano una risposta forte, e alla fine ha prevalso la linea della minaccia di sanzioni. Evocata in ‘burocratese’, ma comunque evocata. Allo stesso tempo si intende elevare la questione turca da europea a internazionale. Si chiama in causa le Nazioni Unite nella disputa su Cipro e attorno a Cipro.
Con questa decisione “riaffermiamo la nostra solidarietà a Cipro e alla Grecia”, sottolinea la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, nel corso della conferenza stampa tenuta alla fine della prima giornata di lavori. “Nessuno può creare divisioni tra noi. Ci aspettiamo che la Turchia fermi le sue azioni illegali e unilaterali”–
Via libera dei Ventisette anche alle sanzioni contro la Bielorussia per i disordini e le violenze seguite alle elezioni dello scorso agosto. Viene meno il veto di Cipro, che frenava per i dubbi legati alle conseguenze di una simile decisione. Adesso il Consiglio europeo “concorda sulla necessità di imporre misure restrittive e invita il Consiglio ad adottare senza indugio la decisione”, che non prevede provvedimenti contro Alexander Lukashenko, presidente uscente e rieletto tra le proteste e gli scontri di piazza, per manternere uno spazio di manovra diplomatica. Saranno dunque i ministri a lavorarci. I leader tornano quindi a condannare “l’inaccettabile violenza delle autorità bielorusse contro manifestanti pacifici, nonché le intimidazioni, gli arresti arbitrari e le detenzioni” a seguito delle elezioni presidenziali, di cui “non riconosce” i risultati.
Lo schiaffo contro la Russia di Putin, che sta cercando di assicurarsi il controllo in senso anti-europeo della Bielorussia, si materializza dunque al termine della prima giornata di lavori, durante la quale si condanna il tentato omicidio tramite avvelenamento di Alexei Navalny, per cui si chiede a Mosca di “cooperare” la fine di “assicurare i responsabili alla giustizia” dopo una regolare inchiesta internazionale.
“In sintesi, posso dire che questi dibattiti nel complesso hanno avuto grande successo”, sottolinea la cancelliera tedesca Angela Merkel, soddisfatta. Sulla Turchia, dice, “ è stata una discussione lunga e difficile, ma abbiamo raggiunto un accordo su un approccio alla nostra relazione strategica con la Turchia”. E poi, sottolinea, “oggi possiamo dire che sono in vigore le sanzioni mirate in Bielorussia”.
Quanto al conflitto in Nagorno-Karabhak, territorio conteso tra Armenia e Azerbaijan, i capi di Stato e di governo conferiscono all’Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza dell’UE, Josep Borrell, il mandato a “esaminare un ulteriore sostegno dell’UE al processo di risoluzione” del conflitto, oltre a rinnovare il sostegno ai co-presidenti del Gruppo di Minsk dell’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (OSCE).
Avanti infine con la Cina. Confermato l’approccio cauto ma costruttivo nei confronti di Pechino. Si vuole un partenariato all’insegna della reciprocità, e dunque di pari condizioni e trattamenti. I leader aggiornano la seduta a marzo. Entro quella data la Commissione europea e l’Alto rappresentante dovranno presentare una relazione sui progressi compiuti entro marzo 2021.