Il premier a un dibattito con D’Alema: “Italia non è l’ultima ruota del carro Ue anche se anni di dichiarazioni sul rischio di fare la fine della Grecia ne hanno raggrinzito le ambizioni”. Il Presidente di ItalianiEuropei: “Il referendum per uscire dall’euro è una bischerata”
“Il presidente del Consiglio non si candida”, perché “l’idea di candidare il premier perché magari si prende lo 0,2% in più, tradisce il senso del Pd”. È stato lo stesso Matteo Renzi ad annunciarlo alla presentazione del libri “Non solo l’euro” del suo (ormai ex) nemico Massimo D’Alema. Con lui, ha detto Renzi, “il dibattito è stato sempre franco e ho apprezzato che, nel momento in cui qualcuno non mi parlava perché avevo avuto l’ardore di attaccare il mostro sacro D’Alema, lui fu l’unico a parlarmi”, anche se in passato “quando c’è stato da dirsele ce le siamo dette”. E allora il presidente di ItalianiEuropei potrebbe ritagliarsi un posto in Europa alle prossime elezioni, ipotesi che Renzi non esclude dicendo: “La discussione sulle candidature la faremo dentro gli organi del Pd e sceglieremo i migliori”.
I due, in un dibattito moderato da Mario Orfeo, hanno discusso di Europa e di come arrivare all’appuntamento elettorale dando una linea solida al Pd, sicuri che “la sfida è vincibile”. “Grillo potrà prendere il 22, il 25, il 27%… Non mi interessa”, afferma sicuro Renzi: “A me interessa che il Pd sarà il secondo gruppo al Parlamento Europeo e sarà in grado di dettare la linea”.
Il dibattito con D’Alema sull’Europa è avvenuto proprio il giorno dopo l’incontro con la cancelliera, Angela Merkel, che, ha raccontato Renzi “è stata più interessata alle riforme costituzionali che vogliamo mettere in atto che a quelle economiche”, perché all’estero c’è la percezione “che il nostro Paese sia irriformabile”. La Merkel, avrebbe prestato particolare attenzione, secondo il racconto del premier, alla sua legge elettorale “che se fosse stata applicata in Germania le avrebbe permesso di governare senza la Grande Coalizione”.
Renzi ha ribadito che l’Italia “non è l’ultima ruota del carro in Europa”, anche se “anni di dichiarazioni secondo cui dovevamo stare a attenti a non fare la fine della Grecia hanno raggrinzito le ambizioni del Paese e costretto l’Italia in un ruolo che non le appartiene”. Il problema principale secondo il premier è “la mancanza di crescita”, siamo “l’unico Paese del G20 che non cresce”, dice, in una situazione in cui a crescere è solo il debito “passato dal 120 al 132 % del Pil” in poco tempo, ricorda.
Per D’Alema “l’Europa è il nostro destino” e gli Stati devono capire che “se non ci mettiamo insieme non conteremo più nulla”, anche perché “nel giro di pochi anni non ci sarà uno Stato che avrà i numeri, il Pil, per essere membro del G8”. Per questo ci vuole più Europa, seppur una Europa “diversa”, e bisogna farla finita con quelli che parlano di un referendum per uscire dall’euro che “è chiaro che è una bischerata” afferma l’ex premier riconoscendo però che “Fiscal Compact e Six Pack hanno vincoli assurdi, soprattutto in una fase di crisi economica”. Queste ed altre regole vanno quindi “cambiate”, perché “non bisogna violare i trattati, ma cambiarli”, e per farlo “dobbiamo raggiungere la massa critica”.
Le regole, per D’Alema, vanno cambiare anche per rendere l’Europa governabile come un tempo. “Nel Consiglio europeo a 15 eravamo figli della stessa storia – ricorda – ed era rarissimo che ci fosse qualcuno che utilizzasse il diritto di veto”, allora il “costume” era che “quando c’era opinione prevalente chi non la condivideva la esprimeva ma non impediva agli altri di andare per la prossima strada”. Poi invece le cose sono cambiate, “sono arrivati i fratelli Kaczyński e altri che non rispettavano queste regole” e l’Ue “è diventata ingovernabile”.
Alfonso Bianchi
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