Bruxelles – L’Europa non trae pieno vantaggio dalle tecnologie avanzate per innovare e restare competitiva. Nel 2016, la Commissione europea ha lanciato l’iniziativa Digitalizzazione dell’industria europea (DEI) per promuovere la digitalizzazione delle imprese dell’UE. Nonostante gli sforzi della Commissione per sostenere le autorità nazionali, secondo una nuova relazione della Corte dei conti europea, i progressi dell’iniziativa sono stati disomogenei tra gli Stati membri. Alcuni Paesi non dispongono ancora di strategie nazionali di digitalizzazione o non hanno intrapreso alcune azioni specifiche, come la creazione di poli di innovazione digitale.
La trasformazione digitale dell’industria “è molto più che acquisire nuove apparecchiature e sistemi IT. Implica l’utilizzo delle possibilità offerte dalle nuove tecnologie per ripensare a tutti gli aspetti del processo aziendale”, sottolinea la Corte, secondo la quale la digitalizzazione delle industrie dell’UE “è progredita negli ultimi anni, ma a velocità diverse tra Paesi, regioni e settori. Esistono anche grandi disparità tra le grandi imprese e le piccole e medie imprese (PMI)”.
“Abbracciare la trasformazione digitale è essenziale per le nostre aziende europee per rimanere competitive a livello globale. Secondo le stime, la digitalizzazione nell’UE potrebbe generare più di 110 miliardi di euro di entrate all’anno ”, ha affermato Iliana Ivanova, membro della Corte dei conti responsabile della relazione. “Finora, tuttavia, i progressi sono stati disomogenei negli Stati membri dell’UE. Per avere successo, l’iniziativa DIH – sottolinea la magistrata contabile -richiede il costante impegno di tutte le parti interessate: UE, governi e imprese”.
La Corte sottolinea che buoni livelli di connettività a banda larga sono un prerequisito per la digitalizzazione, ma “come già evidenziato in un audit del 2018, è probabile che non tutti gli Stati membri raggiungano gli obiettivi dell’UE per il 2020 per la copertura a banda larga e il raggiungimento degli obiettivi per il 2025 sarà ancora più difficile”. Inoltre, il tasso di utilizzo della banda larga veloce varia notevolmente tra le aziende di diverse dimensioni (ad esempio nel 2019, solo il 46% delle PMI aveva un accesso veloce alla banda larga), “e questo sta inevitabilmente frenando la rivoluzione industriale digitale in tutta l’U”E.
I revisori formulano dunque una serie di raccomandazioni, che prendono in considerazione anche la proposta del nuovo programma Europa digitale 2021-2027 ancora in discussione. Si riferiscono a:
• aiutare gli Stati membri a identificare le loro carenze di finanziamento, richiamando la loro attenzione sui finanziamenti dell’UE disponibili;
• migliorare il monitoraggio dell’iniziativa DEI definendo appropriati indicatori di risultato e monitorando la spesa;
• definire, coordinare e adottare la struttura per una rete di DIH europei che copra tutte le regioni d’Europa; e
• intraprendere ulteriori azioni per sostenere il raggiungimento di livelli adeguati di connettività a banda larga.