Bruxelles – È stato un dibattito acceso quello che ha animato il Parlamento Europeo al termine del discorso sullo stato dell’Unione della presidente della Commissione, Ursula von der Leyen. Negli interventi dei capigruppo il dibattito si è polarizzato agli estremi, tra l’estrema destra che ha accusato von der Leyen di sbandierare slogan privi di credibilità e l’estrema sinistra che attaccava per non proporre soluzioni radicali di fronte a un mondo profondamente cambiato. Ma al centro si è alzato un coro di approvazione e sostegno alle nuove iniziative della Commissione, in particolare su Green New Deal e Recovery Fund.
Prendendo la parola, il leader dei popolari europei, Manfred Weber, ha sottolineato la necessità di dare “credibilità alle posizioni dell’Unione sulle maggiori questioni internazionali”. Il riferimento, in particolare, alla situazione in Bielorussia (“dobbiamo sostenere il popolo immediatamente”) e al caso Navalny (“saremo pronti a qualsiasi tipo di sanzione”), con una stoccata agli estremi: “Ai colleghi di Front National, Syriza e della Lega di Matteo Salvini dico che siamo qui per servire i cittadini europei. Un vero patriota non può essere una marionetta di Putin“. E infine una considerazione sulle ultime vicende riguardanti la Brexit: “La Gran Bretagna sta perdendo credibilità a livello globale. Il Parlamento non può votare un accordo se non c’è fiducia reciproca”.
Allineata la posizione dei socialisti e democratici, attraverso le dichiarazioni di Iratxe García Pérez: “Accogliamo con favore la risposta comunitaria alla crisi post-Coronavirus, che sarà diversa rispetto a quella del 2008, perché incentrata sulle persone e sulla solidarietà, non sull’austerity. Sosteniamo con forza la decisione della Commissione“. Commentando invece le questioni sociali e civili interne ad alcuni Stati membri, García Pérez ha precisato che “non c’è democrazia senza indipendenza del sistema giudiziario e se tolleriamo la deriva sullo Stato di diritto e sulla violazione dei diritti LGBTI come in Polonia”. Tutto questo “richiede una risposta forte e decisa. Non deludiamo i cittadini che riversano in noi grandi aspettative”.
Anche il capogruppo di Renew Europe, Dacian Cioloș, ha calcato la mano sul fatto che “nessun compromesso è possibile tra l’Europa dei valori e l’Europa dei finanziamenti. Lo Stato di diritto non è opzionale, bisogna proteggere i finanziamenti da corruzione e conflitti di interesse”. Il leader di Renew Europe ha applaudito la “decisione storica ed esemplare sulla questione climatica. Ringraziamo von der Leyen per averci ascoltato sulla valutazione d’impatto delle misure sul clima”.
Una reazione più moderata quella della leader dei Verdi, Ska Keller: “Sulla politica migratoria, anche l’Unione ha voltato le spalle ai profughi e non ha creato le condizioni per evitare quello che è successo a Moria. Dobbiamo lottare per dimostrare di essere europei coraggiosi“. Keller ha anche riconosciuto la forza della Commissione nel procedere con determinazione nella lotta al cambiamento climatico, nonostante “le grandi pressioni ricevute”. E infine un pensiero ai manifestanti che da settimane protestano contro la rielezione del presidente della Bielorussia, Alexander Lukashenko: “Rendo omaggio al coraggio dei cittadini bielorussi, soprattutto le donne. La vostra determinazione ispira il nostro lavoro”.
A nome della presidenza del Consiglio UE, Michael Roth ha sostenuto che “l’Unione Europea deve autoaffermarsi secondo i valori che la contraddistinguono. Appoggeremo completamente la Commissione sul pacchetto di riforme economiche, così come sulle misure per la tutela del clima e la digitalizzazione”. Dato per assunto che “la democrazia è ormai sotto pressione”, Roth ha voluto porre l’accento sul fatto che “tutti ci muoviamo in un’unica direzione, conosciamo i nostri principi basilari”.
Le opposizioni
La prima voce critica è stata quella della leader di Sinistra Unitaria Europea/Sinistra Verde Nordica, Manon Aubry: “Von der Leyen ha annunciato in pompa magna il taglio delle emissioni del 55%, ma non ha detto che è ben lontano dal 65% necessario secondo gli scienziati. E poi non possiamo negoziare con Cina, Messico e altri Paesi che non rispettano gli accordi sul clima”. Sul pacchetto delle riforme economiche Aubry ha dimostrato tutto il proprio scetticismo: “Il mondo cambia, ma le ricette sono sempre uguali: libero scambio, concorrenza, austerità. Dobbiamo puntare su giustizia fiscale, tassazione dei grandi patrimoni e porre fine ai paradisi fiscali”. Recuperare la lucidità è quanto chiede la sinistra radicale, perché “i cittadini si aspettano risposte concrete, non slogan vuoti”.
Dall’altra parte dell’emiciclo Nicolas Bay, co-presidente di Europa delle Nazioni e della Libertà, ha sferrato un attacco su tutti i temi trattati da von der Leyen: economia verde, immigrazione, rapporti internazionali. “Dov’è l’UE di fronte al diritto d’asilo che è diventato una legalizzazione dell’immigrazione irregolare? Dov’è l’UE che si lava la coscienza con normative green, ma così facendo ammazza le aziende? Dov’è l’Ue davanti alla Cina che sta facendo davvero politica, o davanti alla Turchia che viene sovvenzionata coi soldi dei cittadini europei e intanto calpesta i diritti dei suoi stessi abitanti?” Un attacco a 360 gradi, che taccia più di un’ora di discorso sullo stato dell’Unione come “una risposta effimera e costosa, quando sappiamo tutti che i contribuenti dovranno versare molto di più di quanto ricevono”. Prima di arrivare alla conclusione più caustica: “Se questa è la vostra Europe First, allora sarebbe meglio dire che Europe is dead“.
Dura la replica della presidente von der Leyen: “L’estrema destra pensa che ci siano diversi tipi di esseri umani: loro e noi. Noi insisteremo perché vogliamo un approccio costruttivo sulla migrazione. Non è possibile che un continente intero non sia in grado di gestire un flusso di 2 milioni di persone ogni anno in Europa, di cui 140mila sono profughi”.