Non c’era bisogno di attendere i risultati. Di sorprese, si sapeva, non ce ne sarebbero state: la Crimea vuole tornare a far parte della Russia. Stando ai risultati del referendum, lo vogliono praticamente tutti nel lembo di Ucraina affacciato sul Mar Nero. Il sì all’adesione è arrivato con un plebiscito: quasi il 97% dei voti, oltre un milione di cittadini. L’occidente lo ripete ancora e ancora: quel voto non ha alcun valore. Ma per gli abitanti della penisola, che da ieri festeggiano nelle piazze sventolando bandiere e cantando l’inno russo, ormai il “ritorno a casa” è cosa fatta. Così come per il primo ministro della Crimea, Serghe Aksyonov, che su Twitter ha già annunciato: oggi il Parlamento si riunirà per chiedere formalmente a Mosca l’annessione alla Russia.
Ma Stati Uniti e Ue non ci stanno a rimanere a guardare, così oggi scatteranno le nuove misure punitive già minacciate nei confronti di Mosca. Barack Obama lo ha ricordato direttamente al presidente russo, Vladimir Putin, nel corso di una telefonata avvenuta a seggi appena chiusi: gli Usa e i loro alleati, ha detto, “non riconosceranno mai” l’esito del referendum e sono pronti e determinati a “imporre ulteriori sanzioni”. Nessuna soluzione diplomatica, ha aggiunto Obama, può essere raggiunta mentre “le forze militari russe continueranno le loro incursioni nel territorio ucraino”. Il referendum in Crimea è stato condotto “nel pieno rispetto della legge internazionale e delle carte Onu”, ha ribattuto Putin.
All’ira di Obama, si somma quella dell’Ue, con il presidente del Consiglio europeo, Herman Van Rompuy e quello della Commissione europea, Josè Manuel Barroso che in una nota congiunta definiscono il referendum illegale e a loro volta avvisano: “Non riconosceremo i risultati”. “Deploro che abbia avuto luogo il referendum”, rincara il Presidente del Parlamento europeo, Martin Schulz: “è stato illegittimo, illegale e ha complicato i futuri sforzi per risolvere la crisi”. Oggi, ricordano anche Barroso e Van Rompuy, i ministri degli Esteri dei Ventotto si riuniranno a Bruxelles e “decideranno sanzioni” contro la Russia.
All’appuntamento, anche la titolare della diplomazia italiana, Federica Mogherini, che al suo arrivo al Consiglio esteri assicura: “Stiamo lavorando, innanzitutto insieme a una reazione unitaria al referendum in Crimea, che valutiamo illegale e illegittimo”, una reazione però “che lasci la porta aperta a un dialogo per una soluzione politica della crisi”.
L’Unione europea vuole pubblicare già da oggi pomeriggio il pacchetto di sanzioni contro la Russia sulla Gazzetta ufficiale dell’Ue. E’ questo l’orientamento dei ministri degli Esteri dei ventotto riuniti a Bruxelles questa mattina. “Cercheremo di mandare il segnale più forte possibile”, assicura Catherine Ashton al suo arrivo in Consiglio. “I russi devono capire la difficoltà della situazione”. L’Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza dell’Ue condanna il referendum in Crimea e il suo risultato, e lavora a una reazione da mandare al Cremlino. “Oggi discuteremo dei risultati di questo cosiddetto referendum, illegale sotto il profilo del diritto internazionale e incostituzionale sotto il profilo del diritto ucraino”. Perciò “torno a chiedere alla Russia di incontrare gli ucraini e contribuire all’allentamento della tensione” nell’area.
Toni ancor più aspri sono quelli usati del ministro degli Esteri francese, Laurent Fabius, secondo cui “il referendum è ancor più illegittimo dato che si è tenuto sotto la minaccia delle forze di occupazione russe”. La Russia, sostiene, “ha delle responsabilità particolare sullo scacchiere internazionale, dato che è membro permanente del Consiglio di sicurezza dell’Onu”. La Francia torna dunque a chiedere la linea dura. L’intenzione che sembrerebbe prevalere al momento è di rendere immediatamente operative le sanzioni che con tutta probabilità i ministri degli Esteri dei ventotto prenderanno nel corso della riunione. Una volta definita nel dettaglio la lista coi nomi delle personalità da colpire, questa verrà pubblicata sulla Gazzetta ufficiale dell’Unione europea già nel pomeriggio.