Bruxelles – Non ci sarà accordo sul Bilancio comunitario di lungo termine se nel quadro dei negoziati che si apprestano a cominciare nel mese di settembre non sarà messo a punto un meccanismo efficace e adeguato di tutela dello stato di diritto e dei valori europei dagli Stati membri che non li rispettano.
Alla vigilia dell’inizio dei nuovi colloqui ufficiali sul QFP (2021-2027) con la presidenza tedesca di turno al Consiglio UE, i capigruppo dei principali gruppi politici al Parlamento europeo (Partito popolare europeo, Socialisti e democratici, Renew Europe e Verdi) hanno indirizzato una lettera alla presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen e alla cancelliera tedesca, Angela Merkel,per ribadire la richiesta di introduzione di un meccanismo “efficace” di tutela dello stato di diritto. Dal volere del Parlamento europeo, autorità di bilancio, ricordano gli eurodeputati firmatari, dipenderà l’intera approvazione del bilancio settennale dell’Unione, per cui è fondamentale che la presidenza tedesca di turno del Consiglio UE capisca che i gruppi maggioritari nell’Emiciclo non intendono sacrificare la questione solo per trovare un compromesso sulle risorse.
Nel corso del Summit straordinario tra i capi di Stato e governo del 17-21 luglio l’idea di vincolare i fondi del bilancio al rispetto del principio dello stato di diritto è di fatto passata in secondo piano. Già nel corso dell’ultima plenaria di luglio prima della sospensione delle attività, i gruppi politici si sono rivelati estremamente compatti nel rifiutare le conclusioni dei leader sul tema, fortemente annacquato per concedere qualche “garanzia” in più a Stati come l’Ungheria che in sede di Consiglio euro hanno cercato di limitarne ogni riferimento. In molti l’hanno considerata una piccola sconfitta o concessione fatta per riuscire a trovare una quadra d’insieme tra Ventisette posizioni divergenti. Ma il Parlamento europeo ne ha fatto da subito una battaglia di principio, condivisa anche dalla Commissione europea che in più di un’occasione ha insistito per inserire nel pacchetto negoziale un meccanismo di controllo delle risorse di bilancio da chi non rispetta i valori europei.
I deputati chiedono, dunque, l’incorporazione nel pacchetto “della relazione annuale di monitoraggio sui valori dell’Unione (che dovrebbe essere pubblicata dalla Commissione europea per la prima volta a settembre); il mantenimento della regola della ‘maggioranza qualificata inversa’ proposta dell’Esecutivo (per rendere più difficile la creazione di minoranze di blocco); un ruolo procedurale istituzionalizzato per il Parlamento e garanzie per i beneficiari” diretti delle risorse (come cittadini, ONG, autorità locali, società civile) che devono essere tutelati.
Il Parlamento europeo, si legge ancora, è sempre stato favorevole all’introduzione del meccanismo della condizionalità dello stato di diritto “perché non possiamo permettere che i valori dell’Unione europea (contenuti nell’articolo 2 del Trattato dell’Unione europea) siano minacciati o violati da qualche Stato membro”. Gli eurodeputati sottolineano senza mezzi termini che la conclusione formale da parte del Consiglio dell’UE del “regolamento sulla protezione del bilancio dell’Unione in caso di carenze generalizzate per quanto riguarda lo Stato di diritto negli Stati membri” rappresenta un prerequisito per il progresso dei negoziati sul Bilancio comunitario dei prossimi sette anni. Senza un accordo su questo, sembrano intenzionati a bocciare la proposta di QFP approvata dai leader europei a luglio.