Sarà la nostalgia.
Sarà che quando ci siamo trasferiti da Torino a Luserna San Giovanni, mia mamma veniva a prendermi all’uscita da scuola e spesso mi portava a prendere la cioccolata calda.
Sarà che poi ho abitato per dieci anni davanti davanti alla Caffarel.
Sarà che certi pomeriggi di febbraio, tornando da scuola c’era profumo di uova di Pasqua per tutto il paese, che io tornavo a casa tipo Ciccio, il pronipote di Nonna Papera, cioè con gli occhi chiusi e seguendo solo la scia del profumo di cioccolato.
Sarà che poi un anno, passata la Pasqua, mia mamma è entrata in pasticceria e vedendo che l’uovo di cioccolato alto un metro era ancora lì al suo posto ha detto Ma non l’ha vinto nessuno alla fine quel cavolo di uovo alto un metro?
Poi allora hanno controllato i numeri, l’aveva vinto lei, quel cavolo di uovo alto un metro, non so più se puntando sulla mia data di nascita o su quella di mio fratello.
E giù a mangiare dei metri di cioccolato per intere settimane.
Sarà che il gianduiotto, come dice la mia amica Wikipedia, è un cioccolatino a forma di barca rovesciata composto con cioccolata di tipo gianduia che si produce a Torino (…) che viene ottenuto impastando il cacao e lo zucchero con la famosa nocciola tonda gentile delle Langhe.(…) e prodotto per la prima volta dalla nota società dolciaria torinese Caffarel.
Sarà anche tutto questo, insomma.
Però io devo devo dire, tutti questi cioccolatini belgi qua, mi hanno un po’ rotto i marroni.
I marroni quelli non glassati, intendo.
Con dentro tutte queste creme e cremine che sono anche buone eh, non discuto, ma un bel blocco di cioccolato nero fondente, o di cioccolato al latte semplice semplice, pare che non si possa avere.
L’ultima volta che sono entrato in una cioccolateria artigianale ho detto Mi dia il cioccolatino nero amaro fondente il più semplice che ha, senza creme, senza liquori, senza uvette, senza burri, senza panne, senza scorze, senza noci, senza pepi, senza un cazzo di minchia di niente.
Sono arrivato a casa ho assaggiato il mio cioccolatino, sembrava che dentro ci fosse stata la terza guerra mondiale.
La cosa più simile a ciò che ho in mente io la si trova tristemente al supermercato, marca Côte d’Or, 24 cioccolatini piccoli, semplici, fondenti.
Unica pecca il nome, che ogni volta che mi cade l’occhio sulla confezione, non c’è verso che il mio cervello legga quello che c’è realmente scritto.
Mignonette.