Bruxelles – Italia, Germania, Francia e Spagna. Questi quattro Stati membri sono quelli che hanno diritto a maggiori risorse provenienti dal fondo per la ripresa. Insieme percepiscono circa 254 miliardi di euro dei 390 miliardi di sovvenzioni previsti dal contenitore Next Generation EU di 750 miliardi. Per tutti, questi soldi andranno spesi con criterio, in modo da evitare sprechi e con riforme vere, in grado non solo di far ripartire l’economia ma di renderla produttiva anche negli anni a venire. La principale sfida del presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, è quella di definire un programma di azioni credibile, al pari dei suoi omologhi europei. Se a Roma si ragiona sulla strategia da legare alle sovvenzioni del meccanismo per la ripresa, anche nella altre principali capitali si inizia a dare forma ai piani.
A Berlino il governo Merkel deve ancora definire il piano d’azione definitivo, ma è già stato stabilito lungo quali priorità ci si dovrà muovere per utilizzare i 47,2 miliardi di euro ottenuti in occasione dell’ultimo vertice del Consiglio europeo. Di questi la maggior parte – 41, 9 miliardi – provengono dal fondo per la ripresa. Sanità e sostenibilità le parole d’ordine della Germania, che in questi due settore intende investire buona parte della propria quota-parte del “tesoretto” garantito dall’Unione europea. L’esperienza del Coronavirus, che ha messo in evidenza la dipendenza europea dai Paesi terzi, ha spostato l’attenzione dei tedeschi sulla necessità di maggiori investimenti per l’industria medica. Si intende utilizzare parte dei fondi per la realizzazione dei dispositivi di protezione, di cui si dipende troppo dalla Cina.
Emmanuel Macron ha saputo garantire per la sua Francia un totale di 50,6 miliardi di euro di garanzie, di cui 44,5 nel solo fondo per la Ripresa. E’ intenzione dell’Eliseo svelare il piano più in dettaglio a fine agosto, ma intanto sono state anticipate le grandi linee di intervento. Sostegno all’industria e transizione sostenibile le principali scelte della presidenza francese. Si intende finanziare un piano nazionale per la ripresa da 100 miliardi di euro in totale, coperto in parte dai 40 miliardi di garanzie comuni. Accanto al sostegno alle imprese e agli stimoli per l’innovazione trovano un ampio spazio le misure per l’occupazione. Parigi intende investire circa 20 miliardi in politiche per la creazione di lavoro giovanile, e in riqualifica professionale di quanti hanno sono rimasti disoccupati a causa della pandemia di Covid-19. Da ultimo il piano francese prevede aiuti alle famiglie a basso reddito. Nell’agenda sostenibile francese, trovano spazio l’isolamento termico degli edifici e degli ospedali, oltre a investimenti nell’idrogeno. Queste tre misure sono state esplicitamente menzionate dal portavoce del governo, Gabriel Attal.
Per risorse complessive, la Spagna è il secondo beneficiario delle sovvenzioni previste da Next Generation Eu. Il governo di Pedro Sanchez può fare affidamento su più di 71 miliardi di euro. Anche a Madrid si sta mettendo a punto l’agenda delle riforme da legare all’erogazione di queste risorse, ma i primi elementi che emergono mostrano una certa affinità con quanto allo studio in Francia e Germania. Più sanità è una delle parole d’ordine dell’esecutivo spagnolo, dove il governo a trazione socialista punta anche a politiche a sostegno del lavoro. Si ragiona, in particolare, alla promozione della transizione verso contratti a tempo indeterminato, alla semplificazione degli incentivi alle assunzioni, al miglioramenti dei centri per l’impiego. Ma non finisce qui: nella lista spagnola trovano spagnola trovano anche ricerca, che scontra bassi livello d’investimento, e innovazione. Qui si intende creare un ambiente favorevole per le piccole e medie imprese e la start-up, oltre che per lo sviluppo della filiera attiva nel settore digitale. C’è poi la transizione sostenibile. Efficienza energetica in edilizia, reti energetiche intelligenti ed energia elettrica pulita da fonti rinnovabili rientrano nel grande cantiere spagnolo.