Bruxelles – Il fondo per la ripresa mantiene una potenza complessiva da 750 miliardi di euro, ma il rapporto tra sovvenzioni e prestiti è quasi paritario. Però non si taglia il bilancio pluriennale, non si tocca lo speciale fondo anti-Brexit e si danno più rimborsi agli Stati ‘frugali’, gli stessi che fin qui hanno puntato i piedi rischiando di far saltare il tavolo. Al termine di un’altra giornata di mediazioni e trattative a tutto campo con tutti i leader presenti a Bruxelles, il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, alle 19 annuncia di aver forse la soluzione al rompicapo negoziale per funzionamento e rilancio dell’UE.
Il meccanismo per la ripresa, premiati i frugali
La proposta iniziale del vertice dei leader senza fine prevedeva un meccanismo per la ripresa da 750 miliardi di euro, costituiti per due terzi (500 miliardi) da garanzie e un terzo (250 miliardi) da prestiti. La nuova versione di MIchel prevede sempre 750 miliardi suddivisi in parti quasi uguali tra sovvenzioni (390 miliardi) e prestiti (360 miliardi). Si tratta di una concessione ad Austria, Danimarca, Svezia e Paesi Bassi. Alla richiesta franco-tedesca di non scendere sotto la soglia di 400 miliardi di euro di garanzie nella composizione del recovery fund, i cossiddetti ‘frugali’ hanno continuato per tutto il tempo a giocare al ribasso. Secondo l’ultima proposta Michel nel nuovo strumento anti-recessione, temporaneo e attivo fino al 2023, concepito per far fronte alla crisi sanitaria del Covid, vengono azzerate le risorse per sanità e salute
Aumentano però le risorse del Fondo per la ripresa vero e proprio (RFF), e con esse crescono anche le risorse da concedere a fondo perduto. Un aggiustamento voluto da Michel per cercare di mettere tutti d’accordo.
I frugali ottengono anche un ‘freno di emergenza’ per il meccanismo di ripresa. Uno Stato membro può chiedere discussione al Consiglio in caso di dubbi sui piani nazionali per le riforme. Si prevede, nello specifico, che “dovrebbero essere mantenuti meccanismi” per garantire un collegamento tra le politiche di finanziamento dell’Unione e la governance economica dell’Unione, “consentendo alla Commissione di richiedere una revisione o modifiche ai programmi pertinenti al fine di sostenere l’attuazione delle pertinenti raccomandazioni del Consiglio o massimizzare l’impatto sulla crescita e sulla competitività dei fondi”. O, in alternativa, “presentare una proposta al Consiglio per sospendere in tutto o in parte gli impegni o i pagamenti per uno o più programmi dello Stato membro interessato qualora tale Stato membro non intervenga efficacemente nel contesto del processo di governance economica”.
L’Italia dovrebbe spuntarla anche sulla spinosa questione dell’attuazione di piani nazionali con via libera a maggioranza qualificata e non soggetti al veto di un singolo Paese.
I rebates aumentano, niente tagli al bilancio
Ci sono Stati membri che godono di un particolare trattamento di rimborso economico per il contributo al bilancio comune. Si chiamano ‘rebate’, e sono restituzioni sotto forma di denaro per partecipare al funzionamento dell’UE. Ne godono i Paesi frugali, gli stessi che hanno puntato i piedi finora. Michel cerca di placarne le resistenze aumentando le dotazioni. Così la Danimarca ottiene 322 milioni (+125 milioni), l’Austria 595 milioni (+328), la Svezia 1,06 miliardi (+217 milioni) e i Paesi Bassi 1,9 miliardi (+345 milioni). Confermato anche il fondo speciale da cinque miliardi di euro per far fronte alle conseguenze impreviste della Brexit, concepito in particolare per i Paesi Bassi più direttamente interessati dall’addio britannico.
Ma alla luce di questa concessione, Michel non fa sconti sul bilancio, il cui ammontare complessivo per il periodo 2012-2027 resta fermo a quota 1.074 miliardi di euro.
Verso l’intesa
Michel si professa ottimista. Prima di mettere sul tavolo la sua ultima bozza avverte la stampa, a cui confida che l’intesa è possibile. “Sto per presentare la nuova proposta ai leader. Compiere l’ultimo passo è sempre difficile, ma sono fiducioso che si possa trovare un accordo”.