Bruxelles – L’Europa dell’austerità torna a bussare. Forte, talmente forte che la situazione adesso si complica. La radicalizzazione delle posizioni e dei principi ha esacerbato gli animi, e impedito accordi su un bilancio di lungo termine e meccanismo per la ripresa ormai distanti. L’ostinazione di Austria, Danimarca, Paesi Bassi, Svezia e, in misure diversa, Finlandia, hanno creato i presupposti per una fallimento. La frustrazione è tanta. “Siamo pronti a scendere a compromessi, ma questi compromessi, e voglio essere chiaro, non saranno fatti a spese dell’ambizione dell’Europa”, le parole del presidente francese, Emmanuel Macron, al suo ritorno in Consiglio europeo, dove ricomincia la girandola di incontri bilaterali.
Il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, riceve prima i leader di Francia e Germania, alleati più che mai in questa partita difficile e complicata. “Siamo uniti con la cancelliera cancelliere Merkel per un piano di ripresa senza precedenti”, assicura Macron, che esattamente come l’alleata tedesca ha salutati i leader con un secco ‘no’ alla richiesta frugale di un livello di sovvenzioni gratuite alle economie in difficoltà inferiore ai 400 miliardi di euro (rispetto ai 500 di partenza). E’ attorno a questa cifra che si gioca buona parte del vertice. Al di sotto di 400 miliardi di euro di garanzie non si va.
Troppi soldi per la ripresa, e soprattutto con l’impressione che siano ‘regalati’. Sul fondo per la ripresa le parti sono ancora distanti. I 750 miliardi di euro del ‘recovery fund’ sono un’enormità, le sovvenzioni non piacciono. In pratica tra frugali e resto dei leader non si è d’accordo su niente dei principali elementi del pacchetto. C’è anche la questione del meccanismo di gestione ed erogazione delle risorse. Gli olandesi più di tutti chiedono che decide il Consiglio all’unanimità, mentre l’Italia è disposta a concedere al massimo che se ne occupi la Commissione, e che il Consiglio si pronunci a maggioranza qualificata.
L’asse Merkel-Macron lavora a stretto contatto con i leader di Spagna e Italia. Pedro Sanchez e Giuseppe Conte hanno discusso questa mattina con i due omologhi. Al mini-vertice si è aggiunta anche la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen. Si tenta di trovare la formula che accontenta tutti.
Michel proverà a trovare una sintesi. Una nuova bozza negoziale dovrebbe circolare nelle prossime ore, ma potrebbe essere troppo tardi perché le 27 delegazioni la studino e trovino un accordo. Non c’è tempo, in sostanza. Nella migliore delle ipotesi si rischia comunque di riconvocare una nuovo vertice, e dover aspettare ancora per una risposta anti-crisi già considerata fin qui troppo tardiva.