Bruxelles – Perché la ripresa economica dell’Europa post-Covid possa partire, serviranno garanzie di finanziamento costanti e a lungo termine. Fare di più in termini di ambizione e soprattutto avere una chiara visione lungimirante di come dovrebbe essere il futuro dell’Unione europea. Ma il Parlamento UE non è ancora soddisfatto della proposta di Quadro finanziario pluriennale (2021-2027) su cui oggi e domani (17 e 18 luglio) i leader di stato e di governo si confronteranno e su cui negozieranno un accordo al Consiglio europeo.
Non lo nasconde David Sassoli parlando ai Ventisette leader europei riuniti in presenza per la prima volta dopo mesi di vertici virtuali. Sono mesi ormai che il presidente del Parlamento europeo chiede che il pacchetto anti-crisi, fatto di Bilancio a lungo termine e strumento di ripresa, garantisca “un adeguato livello di finanziamento delle politiche di convergenza e al tempo stesso metta in campo i fondi necessari per quelle priorità che tutti salutano come decisive: green deal, digitalizzazione e resilienza”. Al momento, se il piano Next Generation EU da 750 miliardi di euro è riconosciuto dal capo del Parlamento europeo come ambizioso, il quadro finanziario lo è molto meno e non soddisfa ancora le aspettative. Rispetto alla proposta della Commissione (fino al 2 per cento del Reddito nazionale lordo dell’UE), quella avanzata dal presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, sarebbe un compromesso ancora più al ribasso, inaccettabile per l’Eurocamera che minaccia di bocciarlo se non saranno almeno soddisfatte le sue priorità.
Next Generation EU e bilancio di sette anni fanno parte di un pacchetto unico e non è possibile separarli. “Non è realistico” spiega Sassoli, ma proprio per questo “serve un bilanciamento ponderato fra uno strumento che è straordinario e temporaneo e un altro che è permanente e ordinario”. In conferenza stampa è stato chiaro, se il Parlamento dovesse pronunciarsi oggi solo sulla proposta di bilancio a lungo termine, lo boccerebbe. Anche per questo richiama i leader europei alla responsabilità di trovare un accordo in questo vertice, per avviare il dialogo interistituzionale con il Parlamento per affinare la proposta e capire dove intervenire per migliorarla. Sicuramente occorrerà sincronizzare meglio i due strumenti nella durata e nell’efficacia.
Le priorità del Parlamento europeo
L’Europarlamento avrà l’ultima parola sul pacchetto di ripresa e non intende rinunciare a esercitare la sua autorità di controllo. Questo è stato più volte ribadito. E al tavolo del Consiglio europeo, nel suo tradizionale intervento di apertura, il presidente del Parlamento ha elencato una per una tutte le priorità che dovranno finire nel pacchetto negoziale, perché il Parlamento non lo bocci. Tutti gli Stati fissano le proprie “linee rosse” e lo fa anche l’Eurocamera.
Ai leader ricorda che sull’Unione europea grava oggi la responsabilità di lasciare in eredità alle generazioni future soluzioni permanenti sulle entrate, non solo disavanzo da ripagare. Il debito che la Commissione europea andrà a creare sui mercati non può ricadere sulle prossime generazioni, per questo chiede di velocizzare l’introduzione di un nuovo paniere di risorse proprie dell’UE al più tardi entro il 2023. Servirà in sostanza a creare un continente più autosufficiente finanziariamente, potendo attingere al paniere per ripagare il debito senza gravare eccessivamente sulle finanze degli Stati membri. Ma da parte dei Paesi UE non basterà un vago accenno all’intenzione di realizzarlo. Il Parlamento chiede un calendario ben dettagliato su tempi e modi per la loro introduzione.
‘No’ secco da parte di Sassoli al mantenimento dei rebate, gli sconti nella contribuzione degli Stati membri, che “sono iniqui e difficili da giustificare”. Favorevole invece a un meccanismo di governance per monitorare l’allocazione delle risorse e l’approvazione dei piani nazionali di ripresa che i governi presenteranno da ottobre per sbloccare i soldi, così come alla condizionalità che lega risorse di bilancio allo stato di diritto. “A soldi presi in prestito insieme deve corrispondere una gestione rispettosa del metodo comunitario”.
Punti irrinunciabili per Sassoli, che mette bene in chiaro che il Parlamento “darà il suo consenso al QFP solo al soddisfacimento delle priorità” richiamate. I leader europei hanno oggi una grande responsabilità ed è “tempo di scegliere” come impostare la ripresa, su quali settori concentrarsi senza lasciare indietro nessuno. Economia verde, sanità, diritti democratici e diritti sociali. Stavolta la posta in gioco è più alta, non c’è in ballo solo la ripresa economica del mercato interno, ma più in generale la sopravvivenza dell’Unione europea.