Il governo ha spiegato in una lettera inviata alla Commissione europea che 22 miliardi sono stati già pagati ed entro giugno ne saranno versati altri 25 arrivando a 47 miliardi in tutto
L’Italia cerca di convincere la Commissione europea a non aprire la procedura d’infrazione per i ritardi della pubblica amministrazione dei debiti pregressi con le imprese. Entro la mezzanotte di oggi il governo invierà una lettera in cui spiega cosa si intende fare per rispondere alle perplessità che si nutrono a Bruxelles. L’esecutivo comunitario ha avviato contro l’Italia la “procedura pilota”, la fase che precede un’eventuale messa in mora e quindi l’avvio della procedura di infrazione vera e propria. È stato chiesto all’Italia di chiarire cosa è stato fatto per rispondere ai problemi nei ritardi di pagamento della pubblica amministrazione, e la lettera che arriverà stasera (la scadenza è alle 24:00, ma si conta di far pervenire le risposte prima) contiene le indicazioni di quanto fatto e di quanto si dovrà fare.
In primo luogo, ricordano le autorità italiane, era stato promesso il pagamento di debiti per 20 miliardi entro il 31 dicembre 2013, e per quella data ne sono stati pagati 22 miliardi, il 10% in più rispetto agli impegni presi. Un dato non di poco conto, dato che questo ha inciso sul debito e sul rapporto decifit/Pil: l’Italia a fine 2013 ha toccato quota 3% – il massimo consentito – proprio per questi pagamenti. Inoltre da qui a giugno 2014 l’Italia conta di pagare altri 25 miliardi di euro in debito pregressi, per un totale di 47 miliardi di euro di liquidità reale immessa nell’economia. L’Italia, si assicura nella lettera, controllerà che gli enti locali che ricevono i soldi per pagare le imprese (si tratta di prestiti agli enti locali, che andranno ad aumentare il livello di indebitamento degli stessi, che dovranno restituire i soldi allo stato) li erogheranno entro 30 giorni. Per il futuro, l’Italia intende inserire per le pubbliche amministrazioni l’obbligo di registro delle fatture e l’obbligo della denuncia dei pagamenti effettuati, così da garantire trasparenza e avere sotto controllo la situazione. L’Italia spera in questo modo di convincere l’Unione europea a non intervenire, e c’è forte convinzione nel fatto di poterla spuntare. Da domani la Commissione inizierà ad analizzare il testo, con l’Italia ad attendere fiduciosa.
Emanuele Bonini
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