Bruxelles – Attorno ad Angela Merkel il Parlamento europeo ritrova quella compattezza che era invece mancata in occasione del voto di fiducia ad Ursula von der Leyen, anch’essa donna, anch’essa tedesca, anch’essa, espressione del Partito popolare europeo (PPE). Se l’allora candidata presidente della Commissione europea non seppe convincere i gruppi più europeisti, la cancelliera tedesca non ha bisogno di dover conquistare nessuno. Popolari, socialdemocratici (S&D), liberali (Re) e Verdi riservano alla presidente di turno del Consiglio dell’UE un’accoglienza di tutto rispetto, e garantiscono il sostegno dell’Aula al semestre tedesco chiamato a gestire uno dei momenti più delicati della storia dell’Unione europea.
Probabilmente perché è considerata la leader più forte, in sella saldamente dal 2005, in Europa quindi da sempre. O forse perché la Germania ha scritto pagine importanti di integrazione europea. In Merkel viene riposta la speranza di tutti quelli che ancora credono nel progetto iniziato all’inizio della seconda metà del secolo scorso. Lo dice a chiare lettere il capogruppo del PPE, Manfred Weber, un altro tedesco. “Ci sono grandi aspettative per la presidenza tedesca. Quello che per Adenauer è stata l’inizio dell’unificazione europea, e per Kohl l’euro, per te è la ricostruzione dell’Europa. L’Europa si fida di te, cancelliera Merkel”.
Anche tra le fila dei socialdemocratici guardano alla leader tedesca con benevolenza. “Fa piacere ascoltare oggi le parole di Angela Merkel, perché questi concetti di solidarietà e di unità europea sono quelli che noi eurodeputati Pd e del Gruppo dei Socialisti e Democratici ripetiamo da 10 anni”, la replica di Patrizia Toia, esponente del Partito democratico. Ma la collega di partito Simona Bonafè, in linea con le dichiarazioni della capogruppo S&D Iratxe Garzia Perez, fa presente che “sul meccanismo per la ripresa non si accetteranno compromessi inferiori a quanto proposto”, vale a dire 500 miliardi di euro in garanzie.
Anche i liberali fanno quadrato attorno a Merkel. “Mettiti dalla parte degli europei, hai il potere di farlo”, l’esortazione di Dacian Ciolos, capogruppo di Renew Europe. Il suo vice, Malik Azmani, dice di attendersi “progressi sull’immigrazione” e auspicabilmente “un accordo sulla Brexit”. Sempre dai banchi dei liberali, invece, arrivano le critiche di Katalin Cseh, per l’incapacità di prendere una posizione chiara e netta nei confronti di Viktor Orban, primo ministro ungherese il cui partito, Fidesz, è ancora sospesa dal PPE per le politiche lesive dello Stato di diritto. Mentre la ceca Dita Charanzova riconosce che “lei, Merkel, ha le palle (testuale, ndr) di prendere decisioni” lasciando intendere che è arrivato il momento di farlo per il bene di tutti.
I Verdi fanno parlare due tedeschi, ed entrambi hanno richieste per la presidente di turno del Consiglio UE. Ska Keller chiede “coraggio nella lotta ai cambiamenti climatici, perché il clima non aspetta che sistemeremo altre cose”. Sven Giegold, invece, invita Merkel a cogliere l’occasione per fare della crisi un’opportunità. “Sappiamo che il momento è eccezionale, ma l’approccio a sostegno degli investimenti dovrebbe proseguire anche dopo”. Tutte richieste ad una leader ritenuta in grado di accoglierle.
I conservatori (ECR) si trovano, nelle intenzioni, in sintonia con i socialdemocratici. Sul meccanismo di ripresa “non vogliamo un compromesso al ribasso”, dice Raffaele Fitto. Nello specifico si traduce in più soldi per l’agricoltura spiega poco dopo Zbigniew Kuzmiuk, polacco, che chiede più attenzione per la politica agricola comune tanta cara al suo Paese. I conservatori sono dunque pronti a sostenere la presidenza tedesca, a patto che Merkel sappia “andare oltre l’interesse personale nazionale e recuperare lo spirito originale dell’Unione europea evitando gli errori del passato”.
Un invito che sembra essere condiviso anche dalla Sinistra radicale (GUE), solitamente su posizioni euro-critiche. “Ha una seconda opportunità”, critica il capogruppo Martin Schirdewan. “Alla precedente crisi ha risposto con l’austerità, voglio augurarmi che questa volta opterà per la solidarietà”.
Le critiche vere arrivano solo dal gruppo dei sovranisti di Democrazia e identità (ID). Esponenti belgi (Gerolf Annemans), estoni (Jaak Madison) e danesi (Peter Kofod) criticano Merkel per la sua solidarietà considerata ipocrita, prima dell’attacco frontale di Mara Bizzotto che accusa apertamente Merkel di “calpestare gli italiani”, di aver “massacrato l’Italia con l’austerity, riempito il nostro Paese di immigrati clandestini, imposto Governi mai eletti da nessuno, da Monti a Conte, pronti ad obbedire ai vostri ordini”, nonché di voler “imporre anche l’ultima grande fregatura chiamata MES”.
Neppure i 5 Stelle, a nome dei Non Iscritti, fanno mancare il loro sostegno a Merkel. Chiedono “più ambizione” e un salario minimo europeo attraverso Rosa D’Amato. Ma soprattutto, che non si tocchi il fondo per la ripresa. “Non può essere ridimensionato, non si deve scendere sotto la soglia dei 750 miliardi”, dice il vicepresidente dell’Eurocamera Fabio Massimo Castaldo. “In caso contrario il Parlamento dovrà tenersi pronto a bocciare la controproposta”.