Bruxelles – L’alto rappresentante per la politica estera dell’UE Josep Borrell esprime “preoccupazione” in merito all’adozione della legge sulla sicurezza nazionale a Hong Kong da parte dell’Assemblea nazionale cinese. Mentre dal Parlamento europeo giunge una forte denuncia dei comportamenti di Pechino nei confronti del popolo uiguro.
Già in precedenza l’Unione aveva condannato la legge, che è stata adottata e promulgata il 30 giugno quasi senza consultare il Consiglio legislativo di Hong Kong o la società civile. L’approccio UE, fedele al principio “un paese due sistemi”, è improntato a mantenere l’alto livello di autonomia di Hong Kong, in linea con la legge fondamentale del Paese e le convenzioni internazionali.
La legge varata da Pechino secondo l’alto rappresentante non offrirebbe invece rassicurazioni sulla conformità alla legge fondamentale e gli impegni internazionali assunti dalla Cina. Tra essi, garantire ai cittadini di Hong Kong la piena tutela dei diritti e delle libertà di cui godono “di espressione, stampa, associazione, corteo e manifestazione”. Non da ultimo, “continuare ad applicare le disposizioni del Patto internazionale sui diritti civili e politici” (ICCPR) recepite dall’ordinamento nazionale.
Questa legge controversa potrebbe compromettere, e non poco, l’alto livello di autonomia dell’ex colonia britannica, con effetti sull’indipendenza della magistratura e lo stato di diritto, che l’Ue considera cardini della stabilità e della prosperità del Paese.
Borrell chiede dunque alla Cina “di astenersi da atti che compromettano l’autonomia di Hong Kong sul piano giuridico” e avverte che terrà “l’attenzione alta, monitorando la situazione”. Appello significativo, se si pensa alle elezioni del Consiglio legislativo del prossimo 6 settembre, da svolgersi garantendo il normale esercizio dei diritti e delle libertà democratiche definiti dalla legge fondamentale.
Contro Pechino anche il Parlamento europeo, da cui arriva oggi la denuncia di un’altra azione della Cina ai danni della minoranza uigura. Gli eurodeputati Reinhard Bütikofer (Verdi) e Evelyn Gebhardt (PSE), presidente e vice-presidente della delegazione del PE per i rapporti con la Repubblica popolare cinese, denunciano in una nota congiunta la campagna del Partito comunista volta a “sopprimere il tasso di fecondità degli uiguri nella regione dello Xinjiang”. Si parla di “sterilizzazioni e aborti coatti” nonché di severe sanzioni per chi viola il controllo delle nascite. Per i deputati si rafforza pertanto l”ipotesi che si stia assistendo “all’attuazione di un genocidio”.
Una risoluzione del Parlamento europeo dello scorso dicembre aveva già condannato la detenzione di massa della popolazione uigura nei “campi di rieducazione” politica nello stesso Xinjiang. Resta pertanto alta l’allerta e “l’esigenza di un’indagine indipendente, nonché di sanzioni per violazione dei diritti umani”.
“Riconosciamo l’urgenza della situazione e invitiamo la Commissione europea, l’alto rappresentante e gli Stati membri a condannare univocamente questa pratica e ad agire in modo tempestivo per trovare una risposta adeguata”, recita ancora la nota degli eurodeputati.