Bruxelles – Tra i problemi che gli europei incontrano quotidianamente nell’esercizio dei propri diritti figura la lentezza della pubblica amministrazione e la difficoltà di accesso all’informazione richiesta. Ma per ottenere appuntamenti e visite mediche in tempi brevi senza dover passare per lunghe file e periodi di attesa, un europeo su 4 si dice disposto a fare “donazioni speciali” a funzionari pubblici in cambio di trattamenti riservati.
Il sondaggio dell’Agenzia Europea per i Diritti Fondamentali rivela che i principi fondanti delle nostre democrazie non sempre godono di grande popolarità e che la loro interpretazione varia sensibilmente da Paese a Paese e in funzione dell’età delle persone intervistate.
Per un giovane su due in Europa (sotto i 30 anni) e in paesi come Croazia, Slovacchia, Repubblica Ceca (+50%) e Francia (48%) è considerato normale cercare di aggirare l’iter burocratico delle amministrazioni pubbliche in cambio di denaro, mentre meno del 20% degli intervistati in Svezia, Malta, Finlandia e Portogallo condivide questa opinione.
Se la corruzione mette in discussione i principi fondamentali di eguaglianza e non discriminazione difesi dagli articoli 20 e 21 della Convenzione Europea dei diritti umani, è vero anche che metà della popolazione intervistata non è al corrente dei trattati europei che garantiscono il rispetto delle libertà fondamentali e che, soprattuto tra i più giovani c’è poco attaccamento a tali “principi democratici”.
Solo il 58% degli under 30 ritiene fondamentale tutelare la libertà per i partiti di opposizione di criticare l’operato del governo allorché in Croazia, Bulgaria, Ungheria e Slovacchia più di una persona su tre è dell’opinione che i giudici siano direttamente influenzati nelle loro decisioni dal potere politico al governo. Questo numero scende sotto il 30% nei paesi scandinavi che si confermano i campioni in termini di funzionamento democratico e rispetto dei diritti umani.
Risposte molto diverse sono state date all’interno dei paesi Ue quanto al rispetto dei diritti delle minoranze etniche e religiose. Se il 66% in media ritiene questo principio fondamentale per la democrazia, (più di tre persone su 4 In Portogallo, Spagna , Cipro e Malta si dice pronta a difenderlo) in Repubblica Ceca, Bulgaria , Ungheria e Slovacchia più del 50% degli intervistati non lo ritiene fondamentale. Il rapporto del FRA mette in evidenza come i Rom, che sono la minoranza etnica più numerosa in questi paesi, sono spesso vittime di discriminazione e di razzismo da parte della popolazione locale.
Ma d’altronde in 11 dei 27 Paesi membri dell’Ue la popolazione è convinta del fatto che le violazioni dei diritti umani e dei principi democratici non siano un vero problema europeo ma che riguardino Paesi terzi.