Roma – La Banca europea degli investimenti è uno strumento importante, l’Italia lo utilizzi meglio e in tutte le sue articolazioni. L’implicito suggerimento arriva da uno dei vicepresidenti, Dario Scannapieco, sentito nel ciclo di audizioni della commissione Politiche UE della Camera dei deputati. Nella sostanza, puntare non solo alla quantità di risorse ma anche alla qualità dei progetti. Dopo aver fatto un rapido giro d’orizzonte sul funzionamento della BEI, ricordando che rappresenta uno dei principali canali di finanziamento nell’ambito dell’Unione, ne ha spiegato i principali vantaggi.
“Noi raccogliamo risorse sui mercati internazionali dei capitali grazie a emissioni che godono della tripla A e ciò significa raccogliere con lunghe durate e bassi costi e trasferire tali vantaggi finanziari ai beneficiari finali dei nostri prestiti”. I soggetti sono grandi, piccole e medie aziende, enti locali, amministrazioni centrali dello Stato, intermediari finanziari.
Per ciò che riguarda la recente attività l’Italia è stato il secondo Paese beneficiario del piano Juncker (di cui la BEI è il braccio finanziario) con oltre il 15 % sul totale degli investimenti. Nel dettaglio nell’ultimo anno, 1 euro su 6 è andato all’Italia (circa 11 miliardi) per finanziare progetti importanti come il piano scuola, centri di ricerca di eccellenza come l’ENEA, trasporto pubblico, e il potenziamento delle connessioni mobili.
Nel quadro delle iniziative messe in campo dalle istituzioni europee per fronteggiare la crisi economica provocata dall’emergenza Covid, Scannapieco ha spiegato che anche la Bei svolgerà un ruolo importante per supportare le imprese nella fase più difficile. Un primo pacchetto di circa 40 miliardi per garanzie alle banche, per linee di liquidità e aumento delle quote di finanziamento che per il settore pubblico arriva fino al 100%. IL secondo braccio è il fondo di garanzia Pan europeo, 25 miliardi a copertura di ulteriori operazioni della BEI per il sostegno delle Pmi e che attraverso gli intermediari finanziari in grado di mobilizzare fino a 200 miliardi fino a 2021.
Analizzando i numeri dell’Italia, che si avvia verso un debito del 160 % del Pil, “l’unica strada efficace per garantire una crescita sufficiente – ha detto il vicepresidente della BEI – è quindi rilanciare gli investimenti pubblici ora al 2,2 % per raggiungere i livelli europei fissati al 3 %”. Ma spesso “non è una questione di disponibilità di risorse ma di capacità di implementazione”, e dunque accanto a “un re-indirizzamento della spesa in favore degli investimenti serve poi forte discontinuità nell’impianto dello Stato e dell’amministrazione pubblica”. Discontinuità richiesta in special modo nel capitolo dei fondi strutturali, che significa soprattutto superare “la cattiva programmazione” per investimenti che troppo spesso seguono “un ciclo politico” e che non catalizzano risorse private.
Insomma l’Italia deve puntare non solo ad ottenere i finanziamenti ma a migliorare i meccanismi di spesa che ora rallentano i progetti pregiudicandone l’efficacia. In questo senso è di grande aiuto il supporto della BEI che offre non solo “buona finanza a interessi spesso negativi” ma anche assistenza tecnica e consulenza nella progettazione. Un sostegno supplementare che consente di avere un canale privilegiato anche nell’approvazione dei progetti da parte della Commissione europea.