Bruxelles – Almeno il 10 per cento del futuro fondo NDICI, lo strumento europeo di vicinato, sviluppo e cooperazione internazionale, andrebbe destinato alle migrazioni. La pandemia ha mostrato a tutti “quanto i migranti contribuiscano alla nostra economia e alla nostra società” sostiene la commissaria europea agli Affari Interni, Ylva Johansson. Da lei arriva la proposta di usare una quota consistente del Bilancio comunitario rafforzato per sostenere il fenomeno migratorio che, come ricorda, “è un fenomeno normale, che l’UE è in grado di gestire”.
In media, il 13 per cento dei lavoratori chiave nell’UE sono immigrati: ovvero sono nati al di fuori del loro Stato membro. “I migranti fanno parte di noi, e non di loro” ricorda intervenendo a una conferenza online del Centro internazionale per lo sviluppo della politica migratoria (ICMPD). La nuova proposta della Commissione europea, che sarà oggetto dei negoziati tra i Ventisette al summit di giugno, prevede un aumento di 10 miliardi e mezzo di euro al principale strumento in capo all’UE per la cooperazione e lo sviluppo. Attualmente, nel bilancio comunitario in scadenza, al fondo sono riservati 72,2 miliardi di euro, che arriverebbero a 96,3 miliardi di euro in sette anni con la nuova proposta.
Per la commissaria europea è essenziale destinare almeno il 10 per cento di queste risorse al sistema migratorio europeo. Dalla Commissione si attende ancora la pubblicazione del nuovo pacchetto immigrazione e e l’asilo, che tra le altre cose andrà a sostituire il regolamento di Dublino che impone l’asilo al primo paese d’ingresso. La riforma di Dublino è stata promessa anche dalla presidente dell’Esecutivo, Ursula von der Leyen, all’inizio del suo mandato, ma a causa della pandemia potrebbe essere rimandata ancora.
Proprio il Coronavirus rappresenta una sfida globale da affrontare insieme. Per la commissaria “solo insieme possiamo pensare di aiutare coloro che hanno sofferto di più a causa della pandemia, coloro che già erano nel pieno di una crisi prima della diffusione del virus”. Ovvero le persone più vulnerabili, tra cui menziona anche migranti e rifugiati. Con o senza Covid-19, “tutti hanno diritto a presentare la propria domanda di asilo e ad avere pieno accesso ai propri diritti”. E poi ricorda ancora che le restrizioni alla mobilità e alle frontiere imposte per limitare i contagi devono comunque rispettare i diritti umani e le leggi internazionali, compreso il principio del non respingimento.
L’UE, assicura Johansson, “continuerà a sostenere i nostri partner e rifugiati”.In materia migratoria, la Turchia continua a rappresentare “un partner chiave”, se pure controverso per certi aspetti. L’UE si è “impegnata ad attuare la dichiarazione UE-Turchia del marzo 2016”, ricorda, e ha “mobilitato 6 miliardi di euro per sostenere l’assistenza sanitaria, l’istruzione e le necessità di base per i rifugiati siriani in Turchia”.