Bruxelles – I toni sono concilianti solo all’apparenza. Christine Lagarde si rivolge al governo tedesco in modo molto diretto. Il programma di acquisto di titoli pubblici lanciato dalla BCE nel 2015, quando a capo dell’istituzione di Francoforte c’era Mario Draghi, è un problema solo per i tedeschi, e dunque siano loro a trovare una soluzione. Il succo del discorso è tutto qui.
La Corte costituzionale tedesca ha contestato l’operazione, nonostante la Corte di giustizia dell’UE abbia in precedenza stabilito che nessuna regola è stata violata e che, dunque, tutto è in regola. Ma l’Alta corte di Germania ha intimato alla cancelliera Angela Merkel di non partecipare più al programma. “Quello della Corte costituzionale tedesca è un messaggio per il governo tedesco”, premette Lagarde, attuale presidente della BCE, nel corso della conferenza stampa tenuta al termine della riunione del consiglio dei governatori.
“Sono certa che il governo tedesco troverà una buona soluzione. Buona vuol dire che questa soluzione non comprometterà l’indipendenza della Banca centrale europea, né la supremazia del diritto comunitario, né la validità delle sentenze della Corte di giustizia europea”.
Questo risposta la offre almeno altre due volte, incalzata dai giornalisti collegati on-line. A loro ricorda che “la BCE è responsabile davanti alla Corte di giustizia europea”, e non davanti a quella tedesca. Un richiamo al diritto UE, e un’allusione nemmeno troppo velata alla sentenza con cui la stessa Corte di Lussemburgo ha chiarito che il Quantitative Easing voluto da Draghi è legale. La questione allora tutta tedesca, agli occhi di Lagarde. L’invito è a vedersela in patria.