Bruxelles – Questa estate “non ci saranno corridoi turistici creati sulla base di accordi bilaterali” tra Paesi, aveva assicurato Luigi Di Maio appena due giorni fa, al termine di un vertice informale con gli omologhi europei di Germania, Austria, Croazia, Cipro, Grecia, Spagna, Portogallo e Slovenia dedicato ai flussi turistici in UE. “Non è accettabile, è contro lo spirito europeo” aveva aggiunto il ministro degli Esteri dell’Italia. “Lavoreremo per affrontare questa stagione turistica insieme“.
Il tema di come revocare responsabilmente le restrizioni di viaggio in Europa e riaprire gradualmente i confini “senza correre inutili rischi” si è riproposto oggi al Consiglio dei ministri del Turismo dell’Unione. Ma a differenza di quanto anticipato dal ministro italiano, sul tavolo dei responsabili per uno dei comparti più segnati dal Coronavirus, continua a rimanere aperta la discussione sulla possibilità di ricorrere ad accordi bilaterali tra Stati membri, su cui favorire i cosiddetti ‘corridoi turistici’, per sostenere una ripresa più rapida del settore.
Avere condizioni simili dal punto di vista epidemiologico rimane una prerogativa imprescindibile per l’attraversamento dei confini.
Per quanto riguarda la ripresa del turismo e dei trasporti dovrà essere obbligatorio rispettare il principio di non discriminazione, sottolinea la presidenza croata del Consiglio UE. Resta centrale, però, la necessità di rivitalizzare il settore nella prossima stagione estiva. “Tutto quello che riusciamo a fare insieme è benvenuto”, ma allo stesso tempo “ se fosse possibile riuscire a stabilire accordi bilaterali tra paesi in cui la situazione epidemiologica è simile allora dovremmo farlo, per velocizzare la ripresa del settore“. Così sintetizza la discussione di oggi Gari Cappelli, ministro del turismo croato che ha presieduto la videoconferenza. Coordinamento, comunicazione e informazione a livello comunitario sono fondamentali per un approccio coordinato alla crisi e per la ripresa.
L’Italia si è detta fin da subito contraria alla possibilità di ‘corridoi turistici’, ritenendoli penalizzanti. Il Paese ha già stabilito in via autonoma che alla mobilità regionale disposta a partire dal 3 giugno, farà seguito anche la riapertura dei confini. La linea sposata dal governo italiano è quella di una libera circolazione a livello europeo per tutti, condividendo le regole per fare viaggiare i turisti in sicurezza. Altrimenti il rischio a cui si va incontro è quello di minare il mercato unico.
Nonostante questa netta opposizione, nella nota diffusa al termine della riunione, il ministro dei Beni Culturali, Dario Franceschini, non ha fatto cenno alla discussione in corso a Bruxelles. Il titolare del Mibact ha invece sottolineato l’importanza di un ambizioso “Piano d’azione europeo a supporto del settore turistico”. Da parte di tutti i ministri è emerso l’interesse a destinare una quota consistente del Recovery Instrument, il fondo di ripresa che la Commissione europea presenterà il prossimo 27 maggio, e del Bilancio pluriennale europeo (MFF 2021-2027) a sostenere il ricovero del settore turismo. L’impatto negativo del Coronavirus, sottolinea Franceschini, “è tale che nessun paese può pensare di farcela da solo. Il governo italiano intende dedicare una quota rilevante del Recovery Fund al turismo”, e all’Europa “chiediamo un ulteriore sforzo a livello europeo affinché l’intera filiera turistica sia inserita in via preferenziale in tutti i programmi di ripresa e di investimento comunitari”.