Bruxelles – Si complica il già non semplice negoziato europeo per il nuovo bilancio pluriennale. Il Parlamento UE chiede di non modificare i tetti i spesa iniziali e di essere coinvolto nel processo, mentre il gruppo dei Popolari europei (PPE), gruppo parlamentare della presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, pone condizioni e minaccia veti. Il Parlamento mette in sostanza più di una pressione sui governi e sull’esecutivo comunitario, mette le mani sul progetto finanziario inteso a permettere all’Unione di funzionare e superare la pandemia di Coronavirus.
La necessità di avere un bilancio pluriennale (MFF 2021-2027) legato ad un piano per la ripresa finanziato da un apposito strumento rende il confronto inter-istituzionale ancora più serrato. Da sempre il Parlamento è attento alle proposte di bilancio, e consuma con il Consiglio un tradizionale braccio di ferro sull’ammontare del budget. I deputati europei chiedono più risorse, i governi spingono per metterne meno.
La Commissione europea ha già anticipato l’idea di proposta per un bilancio “misto”. Contributi nazionali pari a circa il 2% del Reddito nazionale lordo (contro l’attuale 1,1%) per tre anni, e poi riduzione del contributo. David Sassoli, presidente del Parlamento europeo, su questo ha qualcosa da dire. “L’aumento dei massimali delle risorse proprie annunciato dalla Commissione è un buon punto di partenza, ma dovrebbe essere permanente”. E poi, “come autorità di bilancio, il Parlamento deve essere coinvolto nell’elaborazione del Piano di ripresa”, che a detta dell’Eurocamera “deve essere consistente e deve aggiungere valore all’interno di un bilancio forte”.
Il Parlamento pone dunque le sue condizioni. Non essere messo ai margini, avere un bilancio che parta con dei tetti di risorse e che termini con gli stessi tetti, avere il fondo per la ripresa che sia ‘in più’ al bilancio settennale, e non composto da risorse spostate o provenienti da budget comune. “I deputati avevano già fissato obiettivi ambiziosi prima della crisi attuale. Non è il momento di abbassare le nostre ambizioni”, dice Sassoli. “Ora è il momento di essere coraggiosi e ambiziosi”.
Il Parlamento ‘va in soccorso’ della Commissione, che non ha ancora chiarito come funzionerà il fondo per la ripresa. Dentro o fuori il bilancio? Il mix di prestiti e garanzie, in che proporzione sarà? Domande alle quali si cercano risposte, e allora il Parlamento cerca di mettere i paletti. Se non se ne terrà conto, nessun accordo. “Il Parlamento non è una buca delle lettere”, taglia corto Sassoli.
Ma a rompere le uova nel paniere di Commissione e Consiglio sono i vertici del PPE in Parlamento. Manfred Weber e Sigfried Muresan, presidente e vicepresidente del gruppo, con tanto di lettera scritta ai presidenti di Commissione e Consiglio europeo, Ursula von der Leyen e Charles Michel, comunicano le condizioni alle quali il gruppo voterà il bilancio UE: finanziamento “adeguato” per le politiche tradizionali, sostegno per le politiche del futuro (digitale, intelligenza artificiale, green economy e ricerca), “imponente” piano di ripresa post-Covid 19 legato al bilancio che comprenda almeno 50 miliardi di euro per il fondo di solidarietà Coronavirus. “Il gruppo PPE darà il suo sostegno solo se le proposte di bilancio pluriennale e di piano per la ripresa rispettano questi tre criteri”.
Il Parlamento e il suo gruppo più grande sono pronti a veti. La Commissione europea conta di presentare la proposta nelle prossime settimane, intanto l’Aula del Parlamento voterà una risoluzione la prossima settimana, in occasione della sessione plenaria. Sarà l’occasione per mandare un altro segnale ai governi.