Roma – Il declassamento di Fitch per il debito sovrano dell’Italia è arrivato come una doccia fredda, inaspettato dopo che nei giorni scorsi Standard & Poor’s aveva confermato un rating stabile. Ieri invece è stata recapitata la tripla B con il segno meno, ad appena un gradino sopra il territorio speculativo, meglio conosciuto come il mondo dei junk bond.
Un giudizio dunque più severo che, secondo il comunicato diffuso ieri a fine giornata, “riflette il significativo impatto della pandemia globale COVID-19 sull’economia italiana e sulla posizione fiscale dell’emittente sovrano”. Outlook stabile, l’agenzia Fitch prevede una contrazione del Pil all’8 % nel 2020, ma che potrebbe peggiorare se nella seconda parte dell’anno arrivasse una seconda ondata di contagi a cui seguirebbe una nuova fermata dell’economia.
Il timore di una nuova ondata speculativa, nonostante l’ombrello della BCE che già nelle scorse settimane si era aperto, è forte anche se ieri il ministero dell’Economia ha replicato a tamburo battente alle previsioni dell’agenzia di rating.
“I fondamentali dell’economia e della finanza pubblica dell’Italia sono solidi. Il sistema produttivo è molto diversificato, con un consolidato surplus commerciale e una posizione finanziaria netta nei confronti dell’estero molto vicina all’equilibrio”. Per il ministro Roberto Gualtieri “la valutazione non tiene conto delle rilevanti decisioni assunte nell’Unione Europea e in particolare dell’orientamento strategico della Banca centrale europea e gli interventi che si stanno per realizzare con la condivisione delle responsabilità nella gestione della crisi”.
Nella replica del MEF viene ricordato che “il costo medio del debito italiano continua a diminuire” e ancora che l’intervento della BCE potrà assicurare che il costo degli interessi resterà in linea con quello dello scorso anno. Gualtieri spiega infine che anche in questa fase critica “le garanzie pubbliche rilasciate assicurano la liquidità all’economia italiana, migliorando le prospettive future della finanza pubblica”. Il governo italiano intende affrontare la crisi non solo con misure emergenziali ma anche con “riforme e investimenti per aumentare il potenziale di crescita” con l’obiettivo della sostenibilità dei conti e “la necessità di confermare la traiettoria di riduzione del debito”.
Roberto Gualtieri è tra i due fuochi, stretto tra il rischio di una ripresa dei contagi evocato dai vertici sanitari e le misure di restrizione che strozzano l’economia. Dopo il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, è diventato il secondo bersaglio della destra di Matteo Salvini e Giorgia Meloni. Il punto d’attacco è ancora la polemica sul Meccanismo di stabilità, che pur smontato in tutti i sui aspetti di rischio, rimane la bandiera da sventolare contro l’Europa.
Nei giorni scorsi la Lega ha depositato contro il ministro dell’Economia una mozione di sfiducia individuale, con l’accusa di “essersi sottratto al confronto parlamentare sul Mes e averlo avallato in sede europea, senza alcun un voto delle Camere”. Depositata al Senato due giorni fa la richiesta di un voto contro Gualtieri raccoglie solo il sostegno dei Fratelli d’Italia ma non di Forza Italia. Berlusconi, Tajani e tutto il gruppo dirigente sul Mes nono solo hanno espresso una posizione di grande apertura, ma hanno manifestato esplicitamente il rifiuto di mettere in discussione il titolare dell’economia in un momento così delicato per il Paese.