Bruxelles – Discriminazioni, pregiudizi, stereotipizzazioni. Le donne sono cittadine di serie B dell’Europa, ancora troppo lontana dalla piena parità di genere. Colpa dei governi, che non fanno le riforme, e adesso la Commissione europea ha deciso di accelerare quei processi di cambiamento culturale e socio-economico che ancora servono per superare antichi retaggi del passato. Nella strategia per la parità di genere, piena di annunci come ormai nella tradizione di questo esecutivo comunitario, si prevedono interventi per l’intera legislatura europea.
Innanzitutto si vuole intervenire sul sistema economico. “Le politiche sociali ed economiche, i sistemi di tassazione e di protezione sociale non dovrebbero perpetuare le disparità strutturali di genere basate sui ruoli di genere tradizionali nei regni del lavoro e della vita privata”. Per questo la Commissione “svilupperà orientamenti per gli Stati membri su come i sistemi fiscali e previdenziali nazionali possono incidere sugli incentivi finanziari o sui disincentivi per i dipendenti”.
Si intende porre fine alle discriminazioni nel mercato del lavoro, competenza degli Stati membri, ma fino a un certo punto. La comunicazione inviata agli Stati membri si apre con il richiamo all’articolo 8 del trattato sul funzionamento dell’Unione. Questo recita, come ricordato in testa al documento della Commissione, che “in tutte le sue attività, l’Unione mira a eliminare le disparità e a promuovere la parità tra uomini e donne”. L’esecutivo comunitario, che è guardiano dei trattati, può avviare procedure, e sembra essere intenzionato a farlo.
I numeri dicono che a fronte di un maggior numero lauree femminili, le donne guadagnano in media il 16% in meno rispetto agli uomini e solo l’8% dei ruoli dirigenziali e di vertice delle più grandi aziende dell’UE è ricoperto da donne. “L’uguaglianza di genere è un principio fondamentale dell’Unione europea, ma non è ancora una realtà”, denuncia la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen.
Ecco allora le mosse della Commissione. Entro fine anno si presenteranno proposte “vincolanti” per la trasparenza salariale al fine di intervenire sulle disparità salariali, si definiranno obiettivi a livello UE sull’equilibrio di genere nei consigli di amministrazione delle società, si avvierà una campagna di sensibilizzazione contro gli stereotipi, coinvolgendo anche le piattaforme internet. Ancora, siccome nell’UE in media le donne prendono il 30% in di pensione rispetto agli uomini, la Commissione “esaminerà, con gli Stati membri e le parti interessate, la possibilità di concessione di crediti pensionistici per interruzioni di carriera legate all’assistenza”.