Bruxelles – Nel 2018, il 23,4 per cento dei bambini e adolescenti nell’UE a 27 era a rischio di povertà o esclusione sociale. In cifre, si parla di quasi 19 milioni di individui sotto i 18 anni. In Europa si salvano in pochi: sicuramente non l’Italia, in cui su una popolazione di 9,8 milioni di minorenni, il 30 percento (in cifre oltre 3 milioni) vive a rischio di povertà o in condizione di esclusione sociale. Quella di bambini e ragazzi è la fascia con il più alto rischio di povertà o tasso di esclusione sociale in più della metà degli Stati membri, rispetto agli adulti e agli anziani.
Lo dicono i dati Eurostat, che prendono in considerazione tre variabili per definire il rischio di povertà: povertà di reddito dopo trasferimenti sociali, grave deprivazione materiale o una condizione famigliare con un’intensità di lavoro molto bassa.
Peggio dell’Italia, in termini percentuali, stanno solo i bambini e i ragazzi in Grecia (33,3 per cento), della Bulgaria (33,7 per cento) e Romania (38,1 per cento). Diverso il discorso in termini assoluti, dove l’Italia con 3,043 milioni di bambini e ragazzi a rischio povertà si colloca sul podio insieme alla Francia (con 3.105 milioni) e alla Spagna (2,463 milioni). Tra i paesi con i tassi più bassi Slovenia con 13,1 per cento e Repubblica Ceca con 13,2 per cento.
Guardando ai dati complessivi, all’Italia spetta invece il triste primato della maggior quota di popolazione in grave difficoltà. Nell’UE a fine 2018 si contavano 94,7 milioni di cittadini di tutte le età a rischio povertà o esclusione sociale. Nel Paese risultano 16,4 milioni di italiani in questa situazione, come nessun altro in tutta Europa