Bruxelles – Si inizia a chiedere una risposta europea all’emergenza coronavirus, perché c’è l’impressione che si renda necessario e che l’UE fin qui abbiamo fatto poco. Quest’ultima sensazione è vera e falsa allo stesso tempo. E’ vero che è stato fatto poco, perché i trattati sul funzionamento dell’Unione europea non assegnano all’UE la competenza in materia di salute e sanità. Ma per quel poco che può, l’Europa fin qui ha già fatto molto. Vediamo cosa:
Rimpatri dalla Cina
Il meccanismo di protezione civile dell’UE ha aiutato a rimpatriare 447 cittadini dell’UE da Wuhan, la città cinese epicentro della crisi. A fine gennaio due aerei francesi hanno riportato 346 persone, mentre altri 101 passeggeri sono stati trasportati su un velivolo tedesco. Il costo di trasporto è stato finanziato dall’Ue. “Se dovessero servire altri voli non si esiterà a provvedere”, fa sapere il portavoce dell’esecutivo comunitario responsabile per la gestione delle crisi, Balzs Ujvari.
Fornitura di attrezzatura in Cina
La Commissione europea è attiva sul fronte della forniture mediche di emergenza in Cina quali disinfettante, guanti, mascherine, indumenti protettivi. A partire dal 21 febbraio Francia, Germania, Italia, Lettonia ed Estonia hanno fornito oltre 30,5 tonnellate di dispositivi di protezione individuale alla Cina. L’UE ha aiutato gli Stati a consegnare questi beni co-finanziando le spese di trasporto attraverso il meccanismo di protezione civile dell’Ue.
Quasi 250 milioni di euro investiti
Data la delicatezza del momento l’esecutivo comunitario ha deciso di mobilitare di 232 milioni di euro per la lotta al Coronavirus. Di questo pacchetto, 114 milioni andranno all’Organizzazione mondiale per la sanità (OMS) per aiutare a predisporre i piani di risposta globali, 15 milioni sono destinati ai Paesi partner africani, 100 milioni per la ricerca di vaccini e trattamenti, e tre milioni al meccanismo di protezione civile dell’UE per i voli di rimpatrio di cittadini dell’UE da Wuhan. Il nuovo pacchetto si aggiunge ai 10 milioni per la ricerca già messi a disposizione a fine gennaio attraverso il programma specifico Horizon 2020.
Coordinamento tra Stati membri
La Commissione, non avendo poteri specifici in materia, può solo coordinare l’attività tra gli Stati membri. E’ quello che fa attraverso il commissario per la Gestione delle crisi, Janez Lenarčič, che di persona fa appello ai governo per un continuo scambio di informazioni. Ma è quello che fa soprattutto presiedendo il Comitato di sicurezza sanitaria, l’organismo tecnico-politico formato da tutti i rappresentanti degli Stati membri, il cui compito è valutare la situazione e trovare soluzioni condivise. E’ già stato attivato, e la Commissione è in contatto con il comitato per discutere cosa fare e in che modi.
Coordinamento internazionale
“L’Organizzazione mondiale della sanità è il massimo organismo mondiale e dobbiamo ascoltarlo”, ripete la vicecapo del servizio dei portavoce della Commissione europea. L’esecutivo comunitario dunque si coordina con l’OMS. In Italia domani (25 febbraio) è attesa una missione congiunta UE-OMS per verificare lo stato delle cose. In rappresentanza dell’UE il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc).
Misure precauzionali interne
La Commissione dispone di un proprio regolamento per dipendenti e funzionari. Nel caso specifico è stato previsto che tutti i funzionari che tornano da Macao, Hong Kong e Cina possono lavorare da casa per 14 giorni.
Coordinamento alla frontiere
Gli Stati membri possono, per ragioni di ordine pubblico, decidere di chiudere le proprie frontiere per sei mesi senza dover chiedere il permesso a Bruxelles ma semplicemente notificandolo alla Commissione. Dopo questa sospensione temporanea, per estendere il periodo di controlli alle frontiere oltre i sei mesi, va chiesto il permesso all’esecutivo comunitario, che deve valutare se sussistano validi motivi per concedere un’altra sospensione da uno a sei mesi. “Finora non è arrivata alcuna notifica”, fa sapere Adalbert Jahnz, portavoce dell’esecutivo comunitario per le questioni di immigrazione.
Appello alla responsabilità
La Commissione, nel suo ruolo di coordinamento, può fare appello alla massima correttezza e responsabilità. E’ stato il caso dei commissari per la Salute per la Gestione delle crisi, Janez Lenarčič e Stella Kyriakides. Il primo ha invitato a non politicizzare la situazione, la seconda ha esortato a “evitare disinformazione” sul tema limitandosi a “una valutazione dei rischi credibili ed evidenza scientifica” prima di parlare.