Bruxelles – Nella corsa all’innovazione e al digitale, l’Europa rischia di rimanere indietro rispetto alle grandi potenze globali: Cina, Stati Uniti e Giappone, tra tutte. A Bruxelles manca oggi una politica strategica comune che incentivi l’innovazione, oltre che il coraggio di gettarsi in grandi progetti e grandi idee. Della rinomata “allergia” del continente a valorizzare l’innovazione si è discusso nel corso di un incontro organizzato dalla rete Digit@lians, associazione che da alcuni anni nella capitale belga riunisce chi si occupa di digitale (in particolare gli italiani, ma non solo), che si è svolto nella sede della Regione Piemonte a Bruxelles. Ospiti d’onore Roberto Viola, direttore generale della DG Connect (Reti di comunicazione, contenuti e tecnologie) della Commissione europea e Leonardo Chiariglione, fondatore del gruppo internazionale MPEG che ha prodotto una serie di noti standard di riduzione delle dimensioni di file audio e video (Mp3, Mpeg-2, Mpeg-4, Dash). Focus dell’incontro doveva essere il contributo italiano allo sviluppo del mercato dell’audiovisivo, ma in realtà è stata soprattutto un’occasione per riflettere sulle debolezze di Bruxelles nell’era del digitale.
Come sottolinea Viola, l’Europa rimane ancorata ancora alla “old economy” (con cui si definiscono le industrie tradizionali, dal manifatturiero all’acciaio al comparto dell’automotive) e cerca di far valere il suo peso su questa economia tradizionale. A questo si riconduce il progressivo rallentamento della crescita: perché la old economy fatica a stare in piedi. L’Europa si è resa conto, forse un po’ tardi, di essere di fronte a un crocevia: o trasforma quella economia in cui è forte oppure rischia un forte ridimensionamento su scala globale. Sente senza dubbio la pressione e il peso della concorrenza e rischia di rimanerne schiacciata, rallentata dall’assenza di una strategia comune.
Non è però troppo tardi per rimediare. Bruxelles si prepara da tempo alla rivoluzione digitale menzionando tra le priorità della sua agenda per i prossimi anni lo sviluppo dell’intelligenza artificiale, il 5G ed il miglioramento dei sistemi di difesa informatici a livello comunitario. Per Viola non è troppo tardi per pensare a un cambio di passo: “In un momento in cui i dati possono rimanere più localizzati e nel momento in cui tutto quello che bisogna fare per trasformare l’industria tradizionale deve essere ancora inventato (con sistemi di produzione più avanzati), l’Europa può ancora giocarsi la sua partita”. Ma, avverte, deve giocarsela sul serio.
Dalla sua parte ci sono tanti strumenti per invertire la rotta: “Da un mercato interno più grande al mondo in termini di valore e dalle punte di eccellenza nella meccanica, nell’aerospaziale”. Ma soprattutto, assicura Viola, c’è questa volta la volontà complessiva della classe politica di Bruxelles di farcela. La chiave per riuscire a essere competitivi su scala mondiale è quella di fare sistema a livello europeo, senza lasciare l’iniziativa solo ai singoli paesi. “Se riusciamo a dare una spinta, un po’ attraverso la trasformazione dell’industria tradizionale, un po’ prendendosi maggiori rischi e investendo più nei giovani” qualcosa può cambiare.