Bruxelles – Capire innanzitutto cosa fare, ed evitare scivoloni su una questione tanto delicata quanto fondamentale. Sull’Iran l’Unione europea rischia una paralisi. Troppe le posizioni diverse attorno al tavolo, tante anche le “non posizioni”. A Bruxelles dunque il lavoro non è facile. Venerdì nella capitale dell’UE si troveranno i ministri degli Esteri degli Stati membri, ma il ministro degli Esteri di Teheran, Mohammad Javad Zarif, che pure è stato invitato dall’Alto rappresentante Joseph Borrell, non prenderà parte all’incontro.
Si tratterà di una riunione “interna”, per permettere ai 28 rappresentanti dei governi europei di trovare una linea comune. Finora l’unica cosa su cui sono tutti d’accordo è la necessità di far scendere la tensione. Sul resto ognuno in ordine sparso. C’è un doppio canale su cui si lavora: evitare strappi con gli Stati Uniti, evitare rotture con la repubblica islamica.
Non sarà facile. Anche il collegio dei commissari straordinario dedicato alla questione iraniana non dovrebbe produrre grandi risultati. Il capo del servizio dei portavoce dell’esecutivo comunitario, Eric Mamer, spiega che l’incontro di domani “dovrà permettere innanzitutto all’Alto rappresentante di riferire sull’argomento, e poi di valutare tutti i domini di competenza della Commissione che possono essere colpito dalla crisi, così da prevedere le contromisure adeguate”.
L’UE gioca dunque sulla difensiva. Si vogliono salvaguardare nei limiti del possibile buoni rapporti con le due principali parti in causa, con un occhio in particolare ai settore trasporti ed energia. E’ qui che la Commissione intende lavorare per mettere in sicurezza gli interessi europei. Senza rinunciare al ruolo di mediatore.E’ in tale veste che intende convincere l’Iran a non abbandonare il programma di non arricchimento dell’uranio. “E’ fondamentale per la regione e per la sicurezza del mondo intero, visto che parliamo di non proliferazione del nucleare”, ricorda Peter Stano, portavoce dell’Alto rappresentante.
Dunque profilo basso. Per l’assenza di un altro profilo viste le divergenze. E poi perché sulle dichiarazioni di una e dell’altra parte ci si rende conto che c’è una dialettica propria delle parti. Ognuno deve mostrare i muscoli e parlare alla rispettiva opinione pubblica. “Ci concentriamo sui fatti”, tagliano corto a Bruxelles. E’ sui fatti che si cerca una quadra. Al momento lontana.