Roma – Sereno? “Non sono tranquillo perché dedico il massimo della concentrazione a espletare il mio compito di responsabilità di governo. Ma non mi lascio distrarre da referendum, leggi elettorali o elezioni territoriali”. Gennaio sarà un mese di incroci politici molto delicati per tutto il governo e il presidente del Consiglio Giuseppe Conte che nella conferenza stampa di fine anno davanti ai giornalisti delle maggiori testate, traccia un bilancio dei primi quattro mesi di governo e la rotta per i prossimi tre anni. “Cento metri, uno sprint per evitare l’aumento dell’Iva (ma nella manovra abbiamo raggiunto altri obiettivi di cui sono orgoglioso come la riduzione del cuneo fiscale) e ora abbiamo davanti una maratona di tre anni per mettere in campo un ampio progetto di riforme”.
Quattro mesi faticosi, conclusi con le dimissioni di un ministro dell’Istruzione, un caso che ha messo altra tensione in una maggioranza spesso divergente. “Non confondete lo scontro con il dialogo, i giornali a volte enfatizzano ma le discussioni non sono mai sterili, si arriva sempre a una soluzione”. Così anche la sostituzione di Lorenzo Fioramonti che ha lasciato per mancanza di fondi al suo ministero dell’istruzione, è l’occasione che Conte sfrutta per annunciare un rilancio: la separazione della Scuola da Università e ricerca e la nomina di due nuovi ministri Lucia Azzolina (già sottosegretaria) e Gaetano Manfredi, presidente della conferenza dei rettori universitari.
Sollecitato da molte domande sul fronte interno con ripetute stilettate nei confronti di Matteo Salvini (“ha un’idea insidiosa della leadership e del potere”), ha risposto alle molte domande di politica internazionale e ai temi europei, rivendicando il ruolo di maggiore autorevolezza assunto dall’Italia con il cambio di maggioranza. “Le regole della concorrenza vanno riviste, erano valide quando la globalizzazione non era così ampia” dice Conte in risposta alle domande di Eunews nelle quali venivano ricordati i dossier che riguardano l’Italia relative alle fusioni all’esame dell’antitrust europeo, come STX-Fincantieri e FCA-Peugeot. “Favorire i campioni europei in alcuni settori ma guardando anche alle nostre piccole e medie imprese,è un tema di cui ho già parlato con alcuni leader che condividono questo approccio”. Oltre il Meccanismo europeo di stabilità il presidente del Consiglio mostra ottimismo anche sulla riforma dell’EDIS lo schema di garanzia dei depositi, su cui l’Italia ha annunciato una trattativa serrata.
Dialogo e confronto, le chiavi che valgono anche a Bruxelles, specialmente per prevenire le procedure d’infrazione. Alcune come quella sul deficit “le abbiamo evitate” dice Conte che però glissa sulle decine di richiami ufficiali ancora aperti molti dei quali per inadempienza di adeguamento della legislazione europea.
Il debito pubblico che tiene l’Italia “vigilata speciale” è l’altro tema caldo ma Il premier ricorda che pur avendo questo carico pesante, “abbiamo i fondamentali apposto, senza dimenticare che questo debito è nelle nostre mani, la credibilità del Paese è migliorata e anche la crescita nel prossimo anno sarà maggiore rispetto a quello passato”.
In politica estera è il combinato tra immigrazione e crisi libica a tenere alta l’attenzione. “Modificheremo i decreti sicurezza ma senza proclami o propaganda stiamo gestendo la situazione”, dice sostenendo che “il tema non è il numero dei migranti ma le politiche d’integrazione”. Un punto dolente quello del rapporto con la Libia ma gli accordi con la guardia costiera di quel Paese “sono ancora efficaci” spiega Conte che in questi giorni annuncia di aver messo in campo un’intensa attività diplomatica per scongiurare “la guerra per procura” che si sta preparando sul terreno libico. “Ho parlato con Erdogan e gli espresso tutti i rischi di un coinvolgimento di truppe e mezzi al fianco Al Serraj, gli ho chiesto di astenersi e continuerò a farlo” ha detto il premier che ha rilanciato la necessità che l’UE parli con un copione unico.
Non esclude la possibilità di chiedere agli organismi internazionali di decretare un ‘no fly zone’ sui cieli della Libia e guardando alla prossima conferenza di Berlino come chance per una stabilizzazione dell’area.