Bruxelles – “In Spagna non c’è garanzia di poter difendere i nostri diritti, mancano un sistema indipendente e la separazione dei poteri”. Parole dure quelle dell’ex presidente della Generalitat catalana (governo autonomo), Carles Puigdemont, che appena 24 ore dopo la sentenza della Corte di Giustizia sul caso Oriol Juncqueras, ha messo piede, insieme al suo ex ministro Toni Comín, al Parlamento europeo di Bruxelles per ritirare il badge giornaliero da eurodeputato. Quello nei confronti di Junqueras, ex vicepresidente della Catalogna attualmente detenuto, è un vero e proprio “rapimento” dice Puigdemont, e non ha potuto beneficiare “degli stessi nostri diritti”. E afferma ancora con forza: “La giustizia europea è la vera garanzia per i cittadini”.
A chi gli domanda se si senta in diritto di tornare a Barcellona non esita a rispondere “assolutamente”. Anzi, rivela di voler “tornare in Catalogna quanto prima, rivedere la mia famiglia e soprattutto mia madre, dopo la morte di mio padre (avvenuta un mese fa). Ma questo non significa che accadrà domani. Vedremo”, afferma parlando con i giornalisti. L’avvocato del leader indipendentista gli avrebbe però sconsigliato caldamente di mettere nuovamente piede a Barcellona.
È duro Puigdemont anche nei confronti della nuova presidente dell’Esecutivo europeo, Ursula von der Leyen, e in un tweet scrive: “A proposito, non abbiamo ancora ricevuto risposta da Von der Leyen del reclamo che abbiamo presentato per la loro chiara mancanza di neutralità”.
Avui em ve de gust recordar el que deia el cap de Social Media de la Comissió Europea. Potser que el mur de la UE se l'han trobat uns altres. Per cert, encara no hem rebut contesta de @vonderleyen de la queixa que vam presentar per la seva clara falta de neutralitat https://t.co/vkLm9uukyF
— krls.eth / Carles Puigdemont (@KRLS) December 20, 2019
Rivela invece di aver apprezzato la prontezza del presidente del Parlamento europeo David Sassoli, che dopo aver invitato “le autorità spagnole competenti ad allinearsi alla sentenza”, nella serata di ieri ha revocato il divieto a Puigdemont e Comín di entrare negli edifici del Parlamento. Cosa che, ha voluto sottolineare, non ha fatto invece il suo predecessore Antonio Tajani che oggi in un tweet spiega però che anche la Corte riconosce che il Parlamento prima della sentenza non aveva i poteri per proclamare i tre catalani.
Rispetto le sentenze dei Tribunali, ma quella di ieri sugli indipendentisti catalani, p. 69-70, ricorda che il PE non aveva potere per modificare l'elenco degli eletti notificato dalla #Spagna. Farlo sarebbe stato illecito. Le minacce degli estremisti catalani non mi spaventano. pic.twitter.com/0Fssebhp9r
— Antonio Tajani (@Antonio_Tajani) December 20, 2019
Una volta entrati a tutti gli effetti a far parte dell’Eurocamera, bisognerà capire a quale gruppo politico apparterranno i due catalani. A quanto risulta, avrebbero già avanzato la richiesta per entrare nel Gruppo dei Verdi, da cui però ancora non hanno ricevuto risposta. Nel corso di una conferenza stampa congiunta con Toni Comín a Bruxelles, Puigdemont ha fatto sapere che un’alternativa ai Verdi potrebbe essere rappresentata dalla Sinistra unitaria della Gue. Intanto, ad attendere i due leader indipendentisti di fronte all’Eurocamera, questa mattina, c’era l’eurodeputata dei Conservatori (ECR) Assita Kanko, che in Belgio aderisce al partito politico fiammingo indipendentista di destra, Nuova Alleanza Fiamminga (NVA).
A victory for democracy and freedom. After much obstruction and delay, Finally able to defend the interests and the voice of their voters and Catalan.
Welcome in the European Parliament @KRLS @toni_comin pic.twitter.com/PyLmribCx9— Assita Kanko MEP (@Assita_Kanko) December 20, 2019
Nel corso di una conferenza stampa ieri a Bruxelles, Puigdemont aveva colto l’occasione per parlare anche della questione dell’indipendenza catalana, esortando anche l’Unione europea ad assumersi le proprie responsabilità e di avviare il “percorso di mediazione e negoziazione” per trovare una soluzione europea alla crisi in Catalogna.